Gli scogli del passaggio generazionale nelle PMI. Tre scomode verità da affrontare oggi – Seconda parte
Il mercato instabile e la velocità dei cambiamenti in atto impongono all’imprenditore di guardare con occhi nuovi le sfide del presente e del futuro. Di superare la propria stessa resistenza al cambiamento, l’uso di schemi mentali superati, per difesa dell’ego, per le pressioni organizzative della struttura gerarchica esistente.
È il momento di porsi tre domande:
Dispongo del capitale per far girare l’impresa? e per fare investimenti?
La produzione e la gestione del business sono abbastanza innovative e digitali? So utilizzare al meglio dati e nuove soluzioni tecnologiche?
La mia impresa è gestita in modo efficiente e manageriale?
Tre scomode verità da affrontare oggi: capitali, tecnologie e management
In molti casi, le nostre PMI non poggiano su solidi capitali, non sono abbastanza tecnologiche e digitali, non sono gestite in modo manageriale.
Come diventare un’impresa «adulta»?
Le PMI italiane che reggono il mercato e sviluppano sempre più il loro business hanno avuto la lucidità di porsi tali domande e di usare 3 leve, non solo come àncore, ma come trampolini di rilancio dell’impresa. Lo hanno fatto ora, in modo rapido.
1° hanno aperto il capitale dell’impresa, per due ragioni: ridurre la dipendenza dal capitale di credito, e sottrarsi così ai rischi di contrazione del credito bancario e dall’aumento dei tassi attuali e prossimi. Soprattutto, per crescere. Non farlo comporta rinunciare a sviluppare velocemente l’impresa. La presenza di investitori esterni è sfidante e porta ad un maggiore controllo sui risultati. Chi ha soci esterni deve migliorare la pianificazione strategica, l’uso intelligente dei dati, l’efficienza e la velocità, la partnership con clienti e fornitori, salendo ad un livello superiore di governance. È come quando passi dal nuotare in piscina a nuotare nell’oceano.
Non tutti gli imprenditori sono propensi alla crescita, illudendosi di poter mantenere la situazione così come è. La dimensione di leadership familiare ha conseguenze che si estendono dagli aspetti finanziari a quelli gestionali. È difficile che qualcuno accetti di entrare nel capitale sociale di un’azienda, come socio finanziario o industriale, accettando una governance e una gestione operativa che siano aprioristicamente nelle mani della famiglia.
2° hanno deciso di Investire in tecnologie digitali negli impianti, nella gestione, nel riorganizzare i processi di produzione, di logistica, per rendere più snella, agile e tecnologica l’azienda.
La tecnologia si traduce in vera innovazione solo se agisce sul modello di business e sulla struttura organizzativa.
le tecnologie digitali abilitano un’innovazione di tipo agile, che supera il vecchio paradigma dalla ricerca di mercato – allo sviluppo di prodotto – alla produzione – alla commercializzazione. Grazie alla capacità dei sistemi digitali di riprogrammarsi, oggi è possibile lanciare prodotti e servizi relativamente immaturi e usare i dati che provengono dalla risposta dei clienti per fare il reset del prodotto- lo fa anche la Tesla.
Quando decidiamo di introdurre nuovi software la scelta dei consulenti che ci accompagneranno è un fattore critico di successo o insuccesso. Il digitale non si aggiunge ma trasforma tutto. Un esperto di software che si limitasse a proporre semplicemente un up grade del sistema gestionale attuale senza riflettere con te sul cambiamento dei flussi e delle procedure è come se ti proponesse una bicicletta più veloce, anziché un’auto. E insegnarti a guidare non significa consegnarti il manuale di istruzioni del motore. Ma, come fanno gli insegnanti di scuola guida, deve sedersi accanto a te con il doppio comando, spiegarti come si cambiano le marce e insegnarti a guidare con sicurezza in strada.
3° sono diventate più manageriali nella leadership e nell’organizzazione.
L’inserimento di figure manageriali potrebbero turbare i delicati equilibri interni.
Hai già le persone? Sì, le hai già. Sono i giovani.
La frase di oggi
“Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disponibile a rinunciare a quello che lo ha fatto ammalare”
Ippocrate
(continua)