Gli scogli del passaggio generazionale nelle PMI. Passaggio generazionale delle figure tecniche – Quarta parte
Importante quanto il passaggio ai vertici delle PMI, il cambio generazionale riguarda anche alcune figure tecniche, uomini prevalentemente, a capo della produzione, dell’officina, della manutenzione, della logistica. Una vita trascorsa a fianco del fondatore, hanno contribuito in modo determinante al successo del business e ora vanno in pensione.
Come preparare l’azienda alla sostituzione di questi ruoli chiave?
Con lo sviluppo programmato al ruolo di lavoratori interni, che hanno imparato il mestiere dal basso, alle macchine, e poi sono cresciuti nella piramide organizzativa come capi squadra.
Oppure, con la ricerca dal mercato esterno. E, in questo caso, cosa valutare?
Il curriculum del candidato, le esperienze e le competenze che ha già maturato. Soprattutto, il suo potenziale, cioè cosa sa imparare velocemente.
Dalle molteplici esperienze vissute nelle Pmi emerge che il vero fattore chiave di successo è la capacità di chi viene dall’esterno di integrarsi con i team di lavoro già presenti in azienda.
Ricordo il caso di un’azienda che produceva arredi per ufficio, che faceva valutare i candidati dai lavoratori con cui avrebbe collaborato. Veniva chiesto loro: “Ti piacerebbe che lavorasse con te? Se sì, perché? Se no, Perché? come lo vedi inserito nel tuo team di lavoro? sa andare d’accordo con gli altri? sa risolvere i problemi e non solo lamentarsene?”Se dopo 15 giorni di esperienza sul campo il candidato riceveva un ok da parte dei futuri colleghi veniva assunto. Altrimenti no.
E se chi va in pensione è ancora “giovane”?
Perché non mantenere la collaborazione e metterlo a capo di una Academy di mestiere interna, per addestrare i nuovi operatori all’uso della parte tradizionale dell’officina?
Ricordo che questa scelta ha funzionato in modo eccellente in un’impresa di costruzioni, l’Edilcoop di Crevalcore, Bologna. Il capo delle figure tecniche di cantiere, un geometra di sessant’anni molto serio e capace, ammirato per la sua grande competenza, anziché andare in pensione era stato messo a capo di una Academy di mestiere interna all’azienda.
Sapeva fare tutto: formare i giovani che facevano le prime esperienze di cantiere, come manovale, carpentiere, e dare know how alle figure più esperte Selezionare e reperire i materiali necessari. Erigere i ponteggi o le impalcature di servizio. Disporre gli adeguamenti ai codici di costruzione. Leggere i progetti per comprendere specificità del cantiere e scegliere le persone giuste per quella opera.
Formava i giovani alle cosiddette Hard Skills:
- Conoscenza almeno generale di disegno tecnico, per una corretta interpretazione dei disegni progettuali;
- Competenze nelle tecnologie dei materiali;
- Uso corretto degli strumenti e dei macchinari in uso in cantiere;
- Preparazione alla patente per muletto, gru, carriponte a seconda delle specifiche caratteristiche del cantiere;
- Resistenza alla fatica e capacità di lavorare anche ad altezze elevate.
Con una particolare attenzione ad una rigorosa conoscenza dei regolamenti per la prevenzione dei danni e degli incidenti sul lavoro.
L’impresa di costruzione agiva come general contractor. Il rapporto in cantiere fra dipendenti e imprese in subappalto è difficile. Emerge che non è mai solo la capacità tecnica quella che serve. E’ fondamentale collaborare, fare gioco di squadra. E saper tirare fuori il meglio dagli operatori.
La formazione, quindi, riguardava necessariamente anche le capacità di rapporto con gli altri, le Soft Skills:
- Capacità di comunicare con i colleghi e i committenti e sapersi calare nell’ottica dell’interlocutore;
- Capacità di lavorare in situazioni di alta dinamicità;
- Ottimo time management;
- Autonomia nel lavoro, Intraprendenza, problem solving.
Oggi nelle nostre PMI si aggiunge la necessità di saper usare la tecnologia, i software di gestione delle macchine, dei magazzini verticali, della logistica. E saper comunicare via software i progetti con i clienti.
Qualunque formazione tecnica di mestiere deve andare a braccetto con quella organizzativa.
La frase di oggi
Il capo della Academy di mestiere diceva una frase che per molti risultava strana: ”È sbagliato trattare persone diverse allo stesso modo. Non funziona.”