Giù la maschera
Le attuali norme di distanziamento sociale e anti contagio obbligano a indossare la mascherina in ogni luogo pubblico. Queste misure preventive possono però rappresentare un problema per i sistemi di sicurezza che includono la videosorveglianza. Anche in questo particolare periodo, la raccolta e l’utilizzo di dati seguono ancora le normative contenute nel GDPR. Se si parla di riconoscimento facciale applicato alla videosorveglianza è, come detto, ben regolamentato ed è utilizzato nei luoghi pubblici, nelle strutture ricettive e nell’ambito degli esercizi di retail, ristorazione e così via. Esiste anche la possibilità che un sistema di riconoscimento facciale identifichi gruppi di persone o situazioni senza peraltro focalizzarsi su un soggetto particolare; in questo caso esistono alcune deroghe all’interno del GDPR. Tuttavia, normative GDPR a parte, le problematiche per la videosorveglianza che stanno nascendo ora sono differenti e dettate dalla nuova situazione. Sebbene durante il lockdown il numero di reati abbia avuto un significativo calo per ovvi motivi, oggi, dopo settimane dalla ripartenza emergono alcune problematiche dovute ai volti parzialmente coperti e che, di fatto, annullano l’efficacia del riconoscimento facciale. Se pensiamo che, soltanto quattro mesi fa, entrare in un qualsiasi esercizio con il viso coperto avrebbe scatenato il panico, oggi è assoluta normalità. Questa condizione per qualcuno può diventare l’occasione giusta da sfruttare per passare “inosservati” compiendo atti illeciti o crimini. E’ ancora possibile riconoscere, in questa fase, una persona attraverso i sistemi di sicurezza?
La situazione attuale
A quanto pare le mascherine sono già state adottate per scopi illeciti facilitando rapine e furti, in aumento nel recentissimo periodo. In Veneto, ad esempio, le oreficerie hanno raggiunto un accordo comune invitando i clienti in ingresso negli esercizi ad abbassare la mascherina e farsi riconoscere dal sistema di videosorveglianza. Ciò è stato deciso proprio per il timore di un’escalation di rapine, considerando inoltre che, andando verso l’estate, le persone potrebbero indossare anche berretti e occhiali da sole, rendendo così impossibile il riconoscimento dei tratti facciali.
Altro esempio, stavolta a Parma, che riguarda una serie di rapine a piccoli market e farmacie. Il rapinatore munito (guarda caso) di mascherina e berretto, è riuscito ad effettuare numerosi colpi (sette) nel giro di una settimana, riuscendo sempre a far perdere le proprie tracce nonostante gli impianti di videosorveglianza funzionassero regolarmente. È stato possibile catturarlo soltanto comparando il vestiario riconoscibile nelle registrazioni video con quello di un sospetto. La svolta è stata determinata però dalla rapidità di azione delle forze dell’ordine immediatamente dopo l’ultimo colpo messo a segno, riuscendo a intercettare l’individuo ed effettuare comparazione dell’abbigliamento e la seguente perquisizione.
Questi sono soltanto alcuni esempi, fra i tanti che si stanno verificando. Come si può constatare, l’uso obbligatorio della mascherina offre protezione dai contagi ma ha anche la capacità di neutralizzare l’efficacia degli impianti di video sicurezza. Questo causa notevoli complicazioni nella prevenzione dei reati e nella raccolta di prove. Fortunatamente, sono comunque in fase di sperimentazione e definizione nuove versioni degli algoritmi di riconoscimento facciale, che, non potendo più fare affidamento sulle caratteristiche del volto della persona, prendono in considerazione la parte scoperta del viso, in particolare gli occhi. Nel caso di aree all’aperto l’arrivo dell’estate (e del berretto con gli occhiali da sole) rappresenta ancora un freno alle nuove impostazioni. Tuttavia nei luoghi più esposti ai furti e rapine, al chiuso, è molto più facile togliere gli occhiali dando modo ai nuovi sistemi di lavorare correttamente. In questo modo oltre a ottenere un’alta affidabilità in fatto di riconoscimento si riesce a bypassare l’ostacolo rappresentato dalla mascherina.