Gestire l’economia domestica in tempo di crisi: cosa è cambiato per le famiglie italiane?
Da ormai quasi un anno la pandemia ha stravolto le nostre vite sotto molteplici aspetti: oltre all’emergenza sanitaria, abbiamo dovuto fare i conti con gravi ripercussioni sociali ed economiche. La crisi è reale per le aziende, a prescindere dalle dimensioni, ma anche all’interno delle famiglie: c’è chi non ha lavorato per mesi, chi ha ricevuto o tuttora riceve uno stipendio ridotto, chi ha perso il lavoro o ancora non sa quando potrà riaprire la propria attività.
Organizzare l’economia domestica in questi tempi difficili e incerti può rivelarsi una sfida complicata. Come la stanno affrontando gli italiani? Calcolano ogni minima spesa? Hanno una chiara comprensione delle proprie finanze? Usano strumenti per tenere traccia delle spese? Pensano che sia importante essere informati per prendere le giuste decisioni? Qlik, azienda leader nella data analytics, ha provato a rispondere a queste domande attraverso un sondaggio condotto a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021.
Secondo la ricerca, dallo scoppio dell’emergenza a oggi, 7 persone su 10 (71% del campione) hanno potuto constatare, a diversi livelli, sulla propria “pelle”, o meglio sul proprio lavoro, le conseguenze della crisi economica dettata dalla pandemia. Il 44% degli interpellati si è infatti visto ridurre, per un periodo più o meno breve, l’orario di lavoro e di conseguenza lo stipendio (nonostante gli ammortizzatori sociali), mentre il 17% ha dovuto fare i conti con un’attività temporaneamente sospesa a causa del lockdown. Un ulteriore 10%, considerando stagionali e contratti a termine, ha addirittura perso il proprio lavoro. Più fortunato il restante 29% che non ha riscontrato conseguenze dirette sulla propria occupazione e le relative entrate.
In questo scenario di incertezza, quasi la metà degli interpellati (49%), pur non riscontrando per il momento un forte impatto sulla propria economia domestica, è preoccupato per il futuro e preferisce mantenere l’alta l’attenzione sulle uscite. A questi, si aggiunge il 27% delle famiglie che è già costretto a ridurre le spese extra e, in alcuni casi, persino a tagliare i costi sui beni primari. Anche in questo caso c’è però una minoranza, il 16%, che non riscontra cambiamenti alla propria gestione delle finanze, mentre il restante 8% del campione dichiara addirittura di risparmiare di più, per effetto delle restrizioni finalizzate al distanziamento sociale.
Ma quali sono le spese a cui, effettivamente, gli italiani stanno rinunciando? Ovviamente viaggi e vacanze (tagliati dal 65% degli interpellati), ma anche shopping (47%), ristoranti, salvati solo in parte dall’asporto (42%), e persino la spesa al supermercato (dove il 26% presta più attenzione di prima a offerte e sconti). Tra le spese che nessuno è intenzionato a limare spiccano invece l’assistenza sanitaria (72%) e i beni per i figli (55%).
Anche se “solo” il 15% del campione è stato già costretto a toccare i risparmi che aveva accumulato prima dell’emergenza COVID, cresce dunque la preoccupazione per quello che ci riserverà il futuro. In particolare, il 24% cerca di fare previsioni sui costi che dovrà affrontare nei prossimi mesi, mentre il 22% annota ogni spesa che fa (nella metà dei casi aiutandosi con il supporto di un’App dedicata). Ciononostante, il 65% del campione ritiene di non avere pienamente controllo della propria economia domestica, anche se il 24% ha iniziato a prestarvi maggiore attenzione durante la pandemia. Solo l’11%, invece, è convinto di avere sempre totale consapevolezza delle proprie entrate e uscite.
Eppure, è opinione diffusa che sia importante essere sempre informati sul proprio bilancio famigliare, al fine di prendere le giuste decisioni per l’economia domestica. Infatti, il 57% del campione ritiene che, soprattutto in questo periodo, è assurdo fare delle scelte senza considerare dati concreti. Come spesso accade, tra il dire e il fare c’è però di mezzo il mare: a mettere sempre in pratica questi buoni propositi, ovvero a pianificare realmente le proprie uscite sulla base di un’attenta analisi, è solo il 19% degli interpellati, mentre il restante 24% non elabora analisi concrete perché preferisce affidarsi a intuito e sensazioni – oppure non ci pensa proprio.
Insomma, se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è che il futuro imprevedibile, ma gli italiani restano ancora poco preparati ad affrontare le incertezze. Tra le cause di questo gap, secondo l’analisi di Qlik, da anni promotore del Data Literacy Project, la community nata con lo scopo di rendere la società più familiare con i dati, ci sarebbe anche la scarsa propensione e capacità di analizzare e comprendere realmente numeri e statistiche.
“Le difficoltà economiche che molte famiglie si trovano ad affrontare sono concrete e, ovviamente, non tutti i problemi possono essere risolti grazie a un’attenta pianificazione dell’economia domestica” commenta Stefano Nestani, Regional Director di Qlik per l’Italia. “Analizzare i dati relativi alle proprie finanze personali, fare previsioni e prendere, di conseguenza, decisioni realmente informate può però sicuramente contribuire ad affrontare, con successo, questi tempi incerti”.