Frammenti di un percorso economico
Già parecchio tempo prima che scoppiasse la pandemia era chiaro a molti che l’economia, intesa come materia di studi e fucina di idee utili al governo della cosa pubblica e privata fosse alle prese con uno smarrimento epocale.
La teoria economica, le codificazioni comportamentali forzatamente compresse in equazioni matematiche, i luoghi di conoscenza e formazione per antonomasia come l’Accademia mostravano limiti sempre più evidenti perché incapaci di misurarsi con la realtà, con l’intellegibilità delle preoccupazioni, le ansie, le speranze delle persone. Questo perché il discorso economico poggia su basi concettuali molto labili, su teorie avulse dalla realtà, tuttavia dominanti nel dibattito pubblico e che pretendono di ingabbiare sempre l’agire umano in comportamenti deterministici e opportunistici. Schiere di economisti da tempo hanno preferito rintanarsi nella loro torre d’avorio e isolarsi dal mondo. Hanno quindi pervicacemente evitato di contaminarsi con altri saperi e, in particolar modo, con quelli di natura umanistica, ritenendosi depositari di conoscenze che, a loro avviso, devono avere una matrice esclusivamente scientifica.
Partendo da questa considerazione di fondo circa lo stato dell’arte dell’attuale dibattito economico l’economista e giornalista Francesco Maggio, nel suo nuovo libro “Frammenti di un percorso economico” (Ev editrice) sostiene invece che l’economia non sia affatto una scienza bensì una disciplina che si invera mescolandosi ad altre discipline. Affinché l’economia risulti davvero utile alla società per aiutarla a migliorare, deve diventare più equa, solidale, civile è necessario, secondo l’autore, che si estendano le sue frontiere conoscitive alla ricerca di una connessione non solo culturale ma anche sentimentale con la realtà. Prendendo spunto da ciò che Roland Barthes scriveva molti anni fa a proposito del discorso amoroso Maggio afferma che lo stesso vale oggi per il discorso economico: è parlato da tanti ma sostenuto da nessuno. Questo saggio segue poi anche nella struttura il libro di Barthes mirando, attraverso una sorta di nuovo alfabeto economico, a rimettere al centro dell’economia le persone con la loro umanità, i loro bisogni e i loro sogni tramite un paziente lavoro di ricomposizione di situazioni, idee, dinamiche, persone, valori.