Filippo Poletti, autore del libro “MBA Power”: il master ti fa rinascere
Filippo Poletti, giornalista professionista, comunicatore d’impresa e uno dei 15 influencer di LinkedIn in Italia, non ha dubbi: «Fare l’executive MBA o l’MBA alla business school del Politecnico di Milano significa rinascere come professionisti». Lo racconta nel suo nuovo libro dal titolo MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose, pubblicato da Lupetti Editori. All’interno del primo esempio di MBAtelling in Italia si trovano 101 racconti dalla POLIMI, la prestigiosa e internazionale graduate school of management: al centro del volume ci sono le testimonianze appassionate di donne e uomini di età compresa tra i 26 e i 60 anni. Il Giornale delle PMI ha incontrato Poletti per parlare di cosa significhi oggi formarsi per restare competitivi nel mondo del lavoro.
Poletti, perché nel 2020 un comunicatore come te ha deciso di iscriversi all’executive MBA assieme a centinaia di ingegneri, economisti e laureati in altre discipline per lo più scientifiche?
Quando in piena pandemia il mondo si fermava, ho deciso di investire sulla mia formazione, facendo un tagliando completo alle mie competenze, così da farmi trovare preparato al momento della ripartenza. I media, penso al 2020, non parlavano d’altro che di numeri legati ai contagi e, come ricordiamo tutti, si avvertiva la sensazione di un pessimismo generalizzato: di tutto questo ho parlato nel mio libro Grammatica del nuovo mondo, uscito nel 2021. Come racconta una delle professioniste presenti in MBA Power, Valeria Timpanaro, in quei mesi di emergenza sanitaria è maturata in me e in tanti altri lavoratori la consapevolezza che in una situazione fuori dall’ordinario occorresse fare qualcosa di “extra-ordinario”, acquisire cioè un approccio alternativo al lavoro.
Una delle parole chiave del project management studiato dall’ingegneria è output. Qual è il “risultato” di questo percorso di alta formazione?
La formazione acquisita, trasversale su tutti gli aspetti del business, permette a un professionista di avere una visione chiara e allargata del fare impresa. La sintesi perfetta è contenuta nelle parole di Luigi Casetta, chief parts&services officer, anche lui tra le voci del libro: dopo aver scalato una montagna, il premio migliore è il panorama che si apre di fronte a noi e che ci spinge a scalare altre vette con la speranza di vedere nuovi scenari. Partecipare a questo percorso formativo è stato come scalare una montagna per arrivare, una volta concluso lo scorso 30 settembre, ad avere una nuova cassetta degli attrezzi con cui interpretare l’universo del lavoro.
Si parla spesso di industria 4.0. Quali sono gli attrezzi del mestiere del manager 4.0?
Gigliola Mossali, consulente aziendale e tra le 101 contributrici di MBA power, le sintetizza in queste tre parole: digitalizzazione, self empowerment e interdisciplinarità. Le competenze digitali sono oggi imprescindibili, così come il self empowerment, inteso come il rafforzamento di sé per diventare più attenti alle esigenze dei nostri colleghi e dell’ambiente in cui operiamo. Last but not least, c’è l’interdisciplinarità ossia la capacità di collegare gli aspetti del fare business per promuovere l’innovazione incrementale o radicale nel nostro ambito professionale.
Tra le 101 testimonianze raccolte nel libro MBA Power, quali sono quelle indimenticabili?
Lo dico da cronista: sono tutte straordinarie. C’è, ad esempio, Sergii Markovskyi, manager nel settore del corporate finance, che racconta di aver frequentato la nostra business school a distanza, sotto le bombe di Kiev dove abita. Oppure, emozionantissime, sono le storie delle mamme manager. È il caso di Silvia Tagliafico, iscrittasi alla POLIMI il giorno in cui i medici le confermarono che il cuore di Beatrice Nina batteva fortissimo nel suo grembo. Ci sono Ana Rita Ferreira, diventata “trismamma” durante l’MBA, e Vanessa Ottone, che senza intermittenza del cuore narra di aver seguito da New York una lezione di corporate finance dopo tre giorni che aveva dato alla luce il suo secondo figlio. Altrettanto commovente è il racconto di Giovanna Roversi: non lo spoilero, consigliando a tutti di leggerlo. Altrettanto significative, poi, sono le testimonianze di chi si è trasferito nel capoluogo lombardo per studiare nello quartiere della Bovisa: è il caso, ad esempio, di Alejandra Mateus, che ha salutato la Colombia, di Milenka Domic giunta dal Cile, di Gabriela Basaldua volata in Italia dal Perù, di Thayana Rigo Caser della Bolivia o di Heyang Wang originaria della Cina. Da ultimo, invito tutti a gustare il racconto di Ruggero Rossi, ingegnere, storyteller e tennista.
Il sottotitolo del volume riporta le seguenti parole: “Innovare alla ricerca del proprio purpose”. Cos’è il purpose?
È la stella polare che guida il professionista. Ai nostri giorni è la sostenibilità, intesa nelle sue tre dimensioni economico-finanziaria, sociale ed ambientale. Esiste un nuovo modo di fare impresa: è l’impresa a impatto sociale, che agisce intenzionalmente per produrre un impatto positivo sulla società, perseguendo al contempo la sostenibilità economica e finanziaria delle iniziative promosse. Possiamo, in sostanza, fare un ulteriore passo in avanti rispetto alla tradizionale nozione di responsabilità sociale degli attori economici e finanziari a favore della centralità dell’impatto sociale ottenuto in modo intenzionale, misurabile e addizionale.
Come dice il nome stesso della nostra testata, il Giornale delle PMI si occupa di piccole e medie imprese. C’è un racconto legato alle PMI all’interno del tuo libro?
Sì, quello di Giovanna Roversi, sales manager. È lei a spiegare come grazie al corso di executive MBA abbia potuto approfondire le sfide delle realtà aziendali più piccole, caratterizzate da difficoltà per certi aspetti differenti rispetto a quelle delle multinazionali. I mesi di studio le hanno permesso di comprendere nuove dinamiche e, non è un caso, se dopo 18 mesi dall’inizio del percorso di studi abbia deciso di intraprendere una nuova strada professionale all’interno di una PMI italiana.
Le 232 pagine del libro si concludono con il decalogo dell’MBA power. Ci puoi anticipare qualcosa?
È il decalogo che, in dieci punti, sintetizza i tantissimi spunti che si trovano nelle pagine precedenti. Ne cito cinque, lasciando ai lettori il compito di scoprire gli altri: 1) l’MBA è un investimento per tutta la vita; 2) l’MBA è un viaggio di andata senza ritorno, perché si finisce il percorso rigenerati; 3) l’MBA è l’entusiasmo di imparare ciò che non si sapeva e non si sapeva di non sapere; 4) l’MBA è l’abbandono del pensiero monodirezionale a favore di quello omnidirezionale, 5), l’MBA è la risposta giusta a questa domanda: “Chi voglio essere nel mondo del lavoro?”.