Fase 2 Covid-19: collaborazione tra aziende e rappresentanze sindacali per la ripresa delle attività
L’escalation delle misure adottate per contrastare la pandemia in corso è stata molto rapida ed ha colto di sorpresa molti imprenditori, che non hanno avuto modo di reagire tempestivamente, ed in molti casi hanno dovuto fermare le proprie attività.
Per alcune aziende è stato possibile continuare l’attività ricorrendo allo smart working, mentre altre, dimostrando grande spirito di resilienza e solidarietà, hanno convertito la propria produzione, realizzando beni di prima di necessità e dispositivi medico sanitari utili a contrastare il contagio.
Al termine della fase di lockdown, iniziata la c.d. Fase2, per le aziende è ora fondamentale organizzare il lavoro nel rispetto delle misure di sicurezza e delle esigenze di tutti.
Molte aziende stanno pensando alla riorganizzazione dei luoghi di lavoro e delle modalità con cui dovrà essere effettuata la prestazione lavorativa, ciascuna secondo le proprie necessità e le proprie caratteristiche.
Le stesse stanno, infatti, ripensando a come riconfigurare il layout dei propri locali e a quali presidi medico sanitari adottare per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro.
In tale ottica, risulta fondamentale la collaborazione tra aziende e rappresentanti sindacali nell’individuare le misure adatte a ciascuna realtà, pur precisando che, in questa fase emergenziale l’obbligatorietà dell’accordo sindacale non sussiste più per l’utilizzo dello smart working, mentre è assolutamente necessario il confronto e l’accordo sui protocolli di sicurezza specifici per i comparti e le categorie di aziende, ed anche per il necessario adattamento dei protocolli generali alle singole fattispecie aziendali, ed anche di reparto o di unità produttiva.
D’accordo con le rappresentanze sindacali e con i responsabili per la sicurezza, sono stati predisposti dei kit per la sicurezza personale, contenenti, oltre a strumenti di protezione individuale come mascherine e disinfettanti, anche delle linee guida in merito ai comportamenti da osservare in azienda.
In molte aziende, come detto, si è deciso modellare l’accesso allo smart working, (che il più delle volte ha più il connotato del telelavoro o del lavoro domiciliare) sulla base delle esigenze dell’azienda e dei lavoratori, definendo all’interno di possibili specifici accordi le modalità di accesso a tale modalità lavorativa.
Tramite accordi sindacali ad hoc, infatti, pur essendoci stati allentamenti sulla possibilità di accedere a queste forme alternative di prestazione lavorativa, sono stati previsti criteri oggettivi per individuare quali lavoratori avrebbero continuato a lavorare da casa anche dopo la fine del lockdown. Si è deciso, ad esempio, di dare la precedenza a quelle categorie maggiormente a rischio, come i lavoratori con più di 55 anni o affetti da particolare patologie.
Vi sono state, poi, aziende che, già prima della diffusione in Italia del COVID-19, avevano avviato un percorso mirato alla diffusione dello smart working. In tali casi, è stata modificata l’originaria impostazione delle modalità di lavoro, legando le prestazioni ad obbiettivi individuali e di squadra.
Questa impostazione non solo ha permesso alle aziende di affrontare meglio la fase di lockdown, in cui l’accesso allo smart working è stato allargato a tutti, ma ha anche consentito una rapida riorganizzazione dell’orario di lavoro durante la c.d. Fase 2.
Quelli elencati sono soltanto alcuni esempi di come un confronto tra le parti, possa portare a soluzioni utili a favorire la ripresa delle attività. Non è possibile, infatti, fornire una soluzione che possa andar bene per tutti.
La riuscita di tali sistemi è ovviamente subordinata alla collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, sia in fase di predisposizione, sia nella attuazione degli stessi.
Alle parti sociali è, dunque, concessa la possibilità di regolamentare e disciplinare le misure da adottare per salvaguardare la sicurezza sul luogo di lavoro e per permettere la ripresa, seppur graduale, delle attività.
Fondatore di GF Legal, studio legale specializzato in diritto del lavoro e societario, giuslavorista e arbitro in materia di diritto del lavoro e sindacale, è negoziatore e coordinatore per i rinnovi di CCNL nazionali, territoriali e aziendali di diverse categorie. Tra i principali settori in cui opera segnaliamo: Metalmeccanico, Commercio, TLC, Editoria, Logistica, Entertainment, Agricoltura e Viticoltura.