Efficienza energetica e digitalizzazione nelle imprese
Al giorno d’oggi per molte aziende, sia grandi che piccole, il monitoraggio energetico rappresenta un’opportunità per evidenziare e prevenire le criticità causa di sprechi o guasti, grazie alla possibilità di avere un quadro completo dei consumi e del relativo profilo energetico del proprio impianto.
Negli ultimi anni la digitalizzazione dei processi ha reso questi sistemi di monitoraggio energetico sempre più evoluti, più flessibili e integrabili con altri sistemi. A ciò ha contribuito l’avvento di tecnologie, sia hardware che software, ricadenti nel pacchetto Impresa 4.0 (ex Industria 4.0) quali l’Internet of Things (IoT), i big data, l’intelligenza artificiale, gli algoritmi predittivi e la possibilità di gestire il dato in cloud.
Uno studio condotto nel 2020 da FIRE, commissionato da RSE nell’ambito della Ricerca di Sistema, ha analizzato l’impatto della digitalizzazione sull’efficienza energetica e sulla competitività delle imprese attraverso il coinvolgimento di un campione di energy manager nominati ai sensi della Legge 10/91[1].
In prima analisi, le piccole e medie imprese che hanno partecipato allo studio hanno segnalato in particolar modo barriere di carattere finanziario ed economico all’efficienza energetica. La prima è legata alla difficoltà ormai diffusa di accedere al finanziamento di terzi, unica via in alcuni casi per poter realizzare l’intervento, mentre dal punto di vista economico viene riscontrato in molti casi una scarsa redditività degli indicatori economici di riferimento (tempo di ritorno, tasso interno di rendimento, etc…).
Fonte FIRE
Per ovviare a queste barriere, la via maestra è quella di valutare i benefici multipli degli interventi di efficienza energetica, ossia quelli che esulano dal mero risparmio energetico. Tra questi spicca il legame tra energia e core business, con circa l’80% del totale delle imprese che ha riscontrato una riduzione dei costi di produzione a seguito delle misure implementate. È interessante notare come nelle PMI gli interventi abbiano permesso di ridurre i costi di produzione in misura maggiore rispetto alle grandi imprese, in un paio di casi anche nell’ordine del 30-40%.
Allargando il campo di analisi alle tecnologie 4.0, tra le piccole imprese prevale l’abbinamento tra internet of things e sistemi analytics. Con Internet delle cose (Industrial internet of things – IoT) viene indicato un insieme di tecnologie che permettono di collegare a internet qualunque tipo di dispositivo, con lo scopo di monitorare, controllare, e trasferire dati per poi svolgere azioni conseguenti. L’ Industrial analytic è invece un upgrade dei metodi e degli strumenti per raccogliere ed elaborare grandi moli di dati che possono provenire da sistemi IoT connessi al contesto produttivo (per esempio macchinari sensorizzati e connessi. Il risultato combinato è l’opportunità di estendere alle cose i benefici dell’uso di Internet finora limitati alle persone, consentendo l’interazione tra oggetti in modalità̀ digitale.
L’impatto dei sistemi Impresa 4.0 sulla competitività delle aziende che ne hanno fatto uso è sicuramente un fattore cruciale da analizzare. Gli energy manager hanno registrato dei benefici in termini di velocità di analisi, miglioramento del prodotto, migliore allocazione della forza lavoro e integrazione dei processi. Tra le piccole e medie imprese risulta tuttavia una minore consapevolezza in questo senso, specialmente nel caso di installazioni recenti per le quali non è stato ancora possibile fare delle valutazioni su tali aspetti.
Mettendo a fattor comune quanto sopra, il legame tra digitalizzazione ed efficienza energetica non ha ancora raggiunto una piena maturità. Le imprese poco energivore hanno infatti riscontrato una scarsa influenza degli interventi classificabili 4.0 sull’efficienza energetica. Chi invece ha registrato degli impatti ha sottolineato la possibilità̀ di potenziare il monitoraggio tramite l’interconnessione dei sistemi e la presenza di software di analisi, azioni che riescono a garantire risparmi energetici consistenti. Nello specifico, i consumi termici mediamente risultano decrescere grazie all’installazione di tecnologie 4.0, in genere in misura inferiore al 5% del totale; i casi di incremento sono per lo più̀ addebitabili all’aggiunta di fonti termiche rispetto alla situazione ex-ante. L’impatto sui consumi elettrici è invece più̀ incerto, con una maggioranza di decrementi generati grazie all’efficienza energetica realizzata a cui fanno da contraltare situazioni, soprattutto in contesti nei quali si ha già̀ un buon livello di efficientamento, nelle quali l’aggiunta di nuovi componenti comporta un leggero incremento dei consumi. Questo si verifica soprattutto nel campo dell’automazione e dell’introduzione di robot.
Un ulteriore aspetto riguarda poi la riduzione del costo di smaltimento dei rifiuti derivante dalla diminuzione degli scarti di lavorazione ottenibili grazie a tali soluzioni innovative, che ha un impatto sulla sostenibilità dell’impresa.
In conclusione, a dispetto delle barriere evidenziate chi riesce a realizzare interventi di efficienza energetica, siano essi afferenti al processo produttivo o ai servizi e ausiliari, beneficia in maniera diffusa di una riduzione dei costi del prodotto. Integrando a ciò misure nel campo della digitalizzazione quali revisione del layout di stabilimento, uso di robot più efficienti, impiego dell’internet of things e dei big data è possibile coniugare produttività, efficienza energetica e sostenibilità. Come visto il percorso da compiere è ancora lungo, ma i segnali incoraggianti che emergono anche dallo studio abbinati alla presenza di strumenti di policy adeguati (crediti d’imposta su tutti) rendono il cammino stimolante.
Leggi lo studio Industria 4.0: effetti sulle imprese in relazione all’efficienza energetica
Leggi la monografia completa L’industria efficiente. Le opportunità delle imprese nella transizione energetica
La FIRE
La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia – FIRE – è un’associazione tecnico-scientifica indipendente e senza finalità di lucro, fondata nel 1987 e riconosciuta giuridicamente, il cui scopo è promuovere l’uso efficiente dell’energia, supportando attraverso le attività istituzionali e servizi erogati chi opera nel settore e promuovendo un’evoluzione positiva del quadro legislativo e regolatorio.
La FIRE gestisce dal 1992, su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico a titolo non oneroso, la rete degli energy manager individuati ai sensi della Legge 10/91, recependone le nomine e promuovendone il ruolo attraverso varie iniziative.
Nel 2008 la Federazione ha avviato SECEM, una business unit dedicata alla certificazione delle competenze degli Esperti in Gestione dell’Energia, in accordo con la norma UNI CEI 11339:2009.
[1] La Legge obbliga i soggetti che hanno consumi superiori a 10.000 tep nel settore industriale e 1.000ntep negli altri settori a nominare un tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia.
Photo by Mika Baumeister on Unsplash
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La FIRE gestisce dal 1992, su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico a titolo non oneroso, la rete degli energy manager individuati ai sensi della Legge 10/91, recependone le nomine e promuovendone il ruolo attraverso varie iniziative.
Nel 2008 la Federazione ha avviato SECEM, una business unit dedicata alla certificazione delle competenze degli Esperti in Gestione dell’Energia, in accordo con la norma UNI CEI 11339:2009.