Ecco gli errori più comuni che le organizzazioni commettono per proteggersi dalle minacce informatiche
Il mondo del cybercrimine cresce ogni giorno di più. Check Point Software Technologies mostra quanto velocemente si stia evolvendo il panorama delle minacce informatiche. Recentemente la divisione threat intelligence Check Point Research (CPR) ha riferito che, a livello globale, le organizzazioni hanno subito il 40% in più di attacchi settimanali alle organizzazioni, rispetto al 2020.
Non solo gli attacchi sono in aumento, ma emergono sempre nuove tecniche di hacking come l’uso del social engineering, che può impedire anche a utenti esperti di riconoscere un malware nascosto in un messaggio dall’aspetto apparentemente innocuo. Oltre al crescente numero di minacce, la pandemia da Covid-19, che ha stravolto la vita aziendale, presenta ora un altro pericolo per la sicurezza informatica. Con sempre più dipendenti che lavorano da remoto, ci sono più punti potenziali di ingresso alla rete aziendale per i cyber-criminali. Con il cambiamento delle priorità, la necessità di collaborare online con clienti e colleghi è stata vista come più urgente rispetto alla necessità della security.
Tuttavia, il danno che un attacco può provocare può raggiungere i milioni di dollari, senza contare quello incalcolabile alla reputazione dell’organizzazione.
Quindi, le organizzazioni a cosa dovrebbero fare attenzione e quali errori dovrebbero evitare?
- “La cosa non ci riguarda”. Il primo e più grande errore è la convinzione che non potrebbe accadere alla propria azienda. Nessuno è immune quando si ha a che fare con criminali informatici e ogni organizzazione ha un valore. Inoltre, molti attacchi sono automatizzati, quindi potrebbero non essere rivolti a un’organizzazione nello specifico. Infine, quasi la metà di tutti i cyberattacchi sono rivolti alle sole piccole aziende.
- Le minacce ci sono sempre state e sempre ci saranno, la sicurezza può aspettare. Abbiamo cose più importanti da fare adesso. Da un giorno all’altro la pandemia ha introdotto nuove sfide da affrontare. Quando si è passati al remote working, la maggior parte delle organizzazioni non ha immediatamente dato la priorità alla security. Le organizzazioni hanno chiesto ai dipendenti di iniziare a lavorare da casa e hanno reso disponibili risorse da remoto. Inoltre, occuparsi della sicurezza solo dopo un evento apre innumerevoli finestre di attacco e aumenta le possibilità di una cattiva implementazione. La sicurezza informatica dovrebbe essere parte integrante di ogni progetto e di ogni cambiamento, fin dall’inizio.
- Non devo preoccuparmi di nulla, l’IT risolverà tutto. La sicurezza non è solo responsabilità del team IT. La collaborazione in tutta l’organizzazione è fondamentale. Così come prendere in considerazione la sicurezza nei budget e nei business plan, e alla base di ogni nuovo progetto – per fare della sicurezza una priorità, già ai piani alti. La formazione e l’istruzione sono importanti perché ogni singolo dipendente è il primo difensore della propria azienda. Non ha senso comprare un costoso sistema di allarme e poi dimenticarsi di chiudere la porta dell’ufficio. Una situazione simile si verifica con le credenziali di accesso degli utenti, sottratte dagli hacker via phishing, e aprendo loro le porte della rete aziendale.
- Abbiamo implementato una soluzione di sicurezza in passato, basta questo. Le minacce informatiche sono sempre in via di sviluppo. L’utilizzo di una tecnologia obsoleta può comportare pesanti conseguenze. Le organizzazioni non possono più affrontare queste minacce sperando di riuscire a fermarle in qualche modo. La sola detection non è sufficiente, la chiave della protezione oggi è la prevenzione e l’implementazione di soluzioni che individuino le minacce ed eliminino gli attacchi prima che possano fare danni ingenti.
- Attenzione in settimana, ma nei weekend è solo relax. Gli hacker non dormono mai. Al contrario, aspettano che qualcuno abbassi la guardia per poterne approfittare. È un errore pensare che gli hacker si prendano le vacanze e i fine settimana liberi. Un attacco non aspetterà la riapertura del lunedì. Un esempio è il massiccio attacco ransomware, che ha colpito oltre 200 aziende, compromesse attraverso i sistemi di Kaseya. Gli hacker hanno scelto il fine settimana per attaccare, proprio perché il personale IT è spesso non disponibile e le organizzazioni sono più vulnerabili.
- Se succede qualcosa, in qualche modo, improvvisiamo. Durante un attacco andato a buon fine, non c’è tempo per il panico o per pensare troppo a lungo. Ogni secondo può fare la differenza, e può significare un danno di centinaia di migliaia o milioni di dollari. È essenziale avere un piano di incident response chiaro e definito, con le varie procedure, responsabilità e i diversi contatti.
- Abbiamo fermato l’attacco, scampato pericolo. Normalmente, questo è solo l’inizio. Se si verifica un attacco, è importante anche indagare a fondo sul perché dell’incidente. Capire dove sono le vulnerabilità, come migliorare la sicurezza in modo che la situazione non si ripeta, e assicurarsi che tutti i sistemi siano ora sicuri. Il lavoro di prevenzione dopo un attacco è importante quanto quello di blocco.
- Non c’è fretta, gli aggiornamenti possono aspettare. È sbagliato pensare che gli aggiornamenti del software aggiungano solo piccoli cambiamenti di cui nessuno ha bisogno. Gli aggiornamenti contengono anche importanti correzioni di vulnerabilità, quindi le aziende e gli utenti non devono mai rimandare l’installazione di aggiornamenti e patch.
- Tutto per tutti. Soprattutto con l’aumento del remote working, i dirigenti aziendali possono sentire il bisogno di dare ai dipendenti l’accesso a tutte le risorse. Però, la mancanza di segmentazione può portare la minaccia a diffondersi in tutta la rete e causare ancora più danni. È dunque importante consentire l’accesso solo alla parte della rete di cui un dato dipendente ha assolutamente bisogno per fare il suo lavoro.
- La rete è protetta, questo è sufficiente. La security non riguarda solo i server e la rete. La sicurezza è essenziale anche per i dispositivi mobile, personali e aziendali, e la tecnologia IoT, come quella delle telecamere, degli smartwatch e delle lampadine smart o anche delle sofisticate apparecchiature ospedaliere come un ecografo. Qualsiasi cosa con una connessione a internet può rappresentare una minaccia.
Mettere in atto la giusta strategia di sicurezza è una questione molto importante. Una sicurezza troppo rigida o un insieme di policy e regole severe non rappresentano la giusta strada da percorrere. Bisogna tenere conto dei processi aziendali, della cultura e delle pratiche di lavoro. Se la sicurezza rende la vita lavorativa dei dipendenti significativamente più difficile, essi cercheranno modi per aggirare il problema e le buone intenzioni iniziali saranno inutili.