E se finalmente investissimo sull’italia?
“Sono passati mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e, da allora, l’unica cosa a sembrare veramente certa è la continua litigiosità della classe politica, la mancanza di coesione e l’assenza di decisioni concrete. E se invece che parlare, agissimo? E se invece che discutere come spendere i soldi dell’UE, dimostrassimo di avere un progetto per “moltiplicarli”?
Sono queste le domande che Paolo Galassi, Presidente di A.P.I., fa alla politica a prescindere dal piano nazionale o locale o dal “colore di appartenenza”.
È necessario il dialogo e l’azione comune.
E aggiunge: “Sono giorni che i piccoli e medi imprenditori sentono il peso di troppi riferimenti alla ridotta dimensione delle imprese come fattore penalizzante, tacciati di inadeguatezza e di incapacità di crescere. L’Italia però è un paese che è nato, prospera e si regge sulle PMI. Perché invece di usare il tempo per dire cosa non va bene, non dedichiamo le energie a costruire un Recovery plan che investa i fondi UE per generare risorse e non debito?”
Gli imprenditori associati ad A.P.I., che rappresenta quasi 2.000 PMI, sono esausti, ogni giorno l’Associazione riceve richieste di supporto per l’attivazione di ammortizzatori sociali, per la gestione della tensione finanziaria o per la sicurezza sul lavoro.
Inoltre, a questo si affianca la difficoltà di reperire materie prime che complica la lavorazione degli ordini e quindi la tenuta delle PMI.
Sono temi fondamentali per le imprese, a cui va data una risposta. È necessario agire.
“Nessuno ha la bacchetta magica per affrontare questa situazione. Incalza ancora Galassi, che continua: “però questa danza di DPCM, ordinanze, chiusure e aperture, investimenti in sicurezza fatti dalle imprese ma vani o non ritenuti sufficienti, bonus a pioggia di importi irrilevanti, rendono insostenibile il fare impresa. Quello che chiediamo è una politica industriale espansiva e riforme strutturali. Dobbiamo smettere di discutere e stendere un piano concreto d’azione, volto a ripristinare la fiducia nel Paese.
Da cosa partire? Da promesse mai attuate, ma necessarie per costruire il resto, ad esempio: taglio del cuneo fiscale, semplificazione dei provvedimenti, commesse pubbliche attraverso l’avvio delle grandi opere in tempi rapidi, promozione e acquisto del Made in Italy, taglio della burocrazia, digitalizzazione, infrastrutture fisiche e informatiche, pagamento degli arretrati per le forniture e i servizi alla PA”.
Le imprese ci sono e sono disponibili a fare la loro parte per uscire dal tunnel.