È l’ora di aprire un e-commerce?

 È l’ora di aprire un e-commerce?

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[dropcap]I[/dropcap]l tema dell’e-commerce è più che mai attuale. Dopo i 5 motivi per NON aprire un e-commerce, ho pensato di approfondire ulteriormente l’argomento con Gianluca Diegoli, che sul tema ha già scritto due libri. Ne è nata una #DigitalTalk interessante, utile a far riflettere gli imprenditori che sono indecisi se intraprendere o meno la via del commercio online.

E-commerce: per tante aziende possono essere la salvezza, per moltissime altre una condanna, soprattutto per le piccole/micro aziende, che spesso sperano di trovare la soluzione a tutti i loro problemi nell’apertura di uno shop online. Partendo dal presupposto che la piattaforma in se ha un costo, sia quel che sia, per fare in modo che qualcuno trovi l’e-commerce, bisogna comunicarlo. Credo che questo sia assodato. Ora, si può fare SMM, Web Adv, Social Adv, ecc, però tutto questo ha un costo. E da un conto veloce, questo costo NON è sostenibile da chi ha margini ridotti. Esattamente come per uno shop “offline”, sono necessari più o meno 2 anni di investimenti per conquistare il mercato. Cosa ne pensi?

Due o tre anni di ritorno dell’investimento sono la norma, online come offline: poi capita il prodotto o lo store particolarmente «virale», ma è l’eccezione, non la norma. Purtroppo nel mondo reale non è ancora così scontato che per vendere online serva promuoversi, e che lo shop è solo una condizione necessaria (ma nemmeno, a volte) ma non sufficiente per vendere. Io credo che non ci sia un’unica ricetta: ci sono realtà che con passione riescono attraverso i social media e la newsletter a trovare un loro pubblico, magari in maniera organica e pazientando, ma senza investire capitali, ma investendoci tempo e pensiero costante. In altri casi, se si hanno obiettivi più alti a livello di numeri, da Google e dall’advertising bisogna passare, come sempre, e se si vuole investire bene bisogna affidarsi a chi lo sa fare, e questo comporta un costo. Quindi, marcate stretto chi investe i vostri soldi, fatevi spiegare in parole povere. La mia ricetta è investire il più possibile in costi variabili all’inizio, che posso accendere e spegnere al volo. Store su shopify, bigcartel e simili o in marketplace, pubblicità a piccoli tentativi. Testate la temperatura dell’acqua, sbagliate spesso ma con poca «rovinosità», imparando dagli errori e dai primi clienti.

Purtroppo sono ancora troppi i webmaster o le web agency che hanno come unico obiettivo quello di vendere l’e-commerce, e non quello di portare il cliente sul web. Affidarsi ad un professionista non è sempre facile, quindi, per le aziende che non hanno (giustamente) le competenze per valutarlo. Ma qui siamo già molto avanti, abbiamo già deciso di aprire un e-commerce. Quando un amico, conoscente, ma anche un potenziale cliente, viene da me e mi dice: “ho deciso di aprire un e-commerce”, io gli rispondo: “perché?”. Il 99% delle volte non sono state fatte una serie di considerazioni che possono portare quella persona a cambiare idea. Molto spesso, semplicemente, non si valutano target e posizionamento, e ci si dimentica degli aspetti “pratici” dell’e-commerce: gestione del magazzino, degli ordini, delle spedizioni, e del supporto ai clienti. Hai riscontrato anche tu queste difficoltà nelle aziende italiane? Hai qualche consiglio?

Questo è il problema principale. non c’è mai un piano di marketing e vendita in questi e-commerce improvvisati. del resto, nemmeno nel piccolo commercio offline c’è quasi mai, e finché l’economia tirava e la concorrenza era limitata, si vendeva lo stesso. nell’e-commerce la concorrenza è alta, sempre. le agenzie molto spesso vendono — anche giustamente— la loro merce, la costruzione del negozio. sono imprese edili, non possono farti il piano marketing. e dall’altro lato, i consulenti per ragioni di budget non se ne possono occupare. se trovi una soluzione, dimmela. 🙂

Mi sembra che siamo perfettamente allineati, le aziende, che siano online o tradizionali, hanno bisogno di un piano marketing che supporti la loro attività. Per concludere, possiamo dare 3 spunti utili per le aziende che vorrebbero aprire un e-commerce?

1) Fare un minitest con possibili clienti, simulando il sito anche con fogli di carta e mockup: acquisterebbero? quali dubbi? quali aspettative?

2) Copiare dai migliori, modificando qualcosa per differenziarsi.

3) Non spendete nel sito e nel magazzino fino a che non avrete “verificato” il modello di business.

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2 Comments

  • Ciao. Sono uno sviluppatore di ecommerce da diversi anni. negli ultimi tempi però mi è sorto un dubbio: continuare a sviluppare per altri o mettermi in prima persona gestendo qualche ecommerce ? il dubbio mi è venuto guardando la situazione in prospettiva futura. l’e-commerce, se gestito e realizzato con intelligenza può dare un flusso di cassa continuo, cosa che nessun altro lavoro può darti.
    che ne pensi?

  • Ciao Alessandro, grazie per il commento. Si tratta in effetti di una strada che abbiamo valutato anche noi, dopo aver incontrato l’ennesimo imprenditore che voleva aprire un e-commerce, spinto più dalla necessità di vendere in tempi brevi, che non supportato da un reale progetto. Se da un alto è vero che la realizzazione di un e-commerce è pur sempre una commessa remunerativa, dall’altro lato diventa difficile non far notare al cliente che il suo progetto non potrà mai partire, se non supportato da un piano di comunicazione, anzi, da un piano marketing, perchè molto spesso non esiste nemmeno quello. E’ chiaro che, nel momento in cui tu volessi cambiare, da realizzatore di e-commerce a gestore di e-commerce, che fosse tuo o conto terzi, cambierebbero anche gli obiettivi: nel primo caso ti occupi di realizzare ciò che ti viene chiesto, ti occupi di trovare soluzioni tecniche; nel secondo caso l’obiettivo è vendere, quindi non bastano più solo le competenze tecniche.
    Si tratta di due lavori completamente diversi, però non ti posso dire quale dei due sia meglio 🙂
    Spero di averti fornito qualche spunto di riflessione, ciao!

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