Dopo il rimbalzo del 2021, nei primi tre mesi del 2022 le erogazioni di credito al consumo proseguono nel trend di crescita, riducendo il gap con i volumi pre-pandemia. Trend positivo per i mutui per acquisto abitazione, crollo delle surroghe
Evoluzione positiva per il credito alle famiglie nell’anno che segue lo scoppio della pandemia, grazie alla ripresa dei consumi e alla rinnovata progettualità. Le erogazioni di credito al consumo registrano un deciso rimbalzo (+15.7% rispetto al 2020) e quelle di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici una crescita a doppia cifra (+10.8%).
Nonostante le incertezze generate dal contesto geopolitico e dall’inflazione in aumento, anche nei primi tre mesi del 2022 la crescita prosegue per il credito al consumo (+11.6%) e per i mutui d’acquisto abitazione (+9.5%). Tale trend è il risultato della ripresa della domanda delle famiglie e di politiche creditizie degli operatori meno restrittive, seppure più prudenti rispetto al periodo pre-Covid.
Queste le principali evidenze che emergono dalla 52^ edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia.
Il credito al consumo
Nel 2021 il valore dei flussi di credito al consumo registra un deciso rimbalzo (+15.7% sull’anno precedente), senza però recuperare rispetto al periodo pre-Covid. Nel corso dell’anno, il credito al consumo ha mostrato una progressiva riduzione del gap rispetto ai volumi pre-pandemia, che si accentua nel quarto trimestre. Il trend positivo prosegue nel primo trimestre 2022 (+11%), grazie anche al confronto con i volumi modesti erogati nel primo trimestre 2021.
Nel dettaglio, i prestiti personali, che avevano risentito più di altri prodotti della crisi innescata dalla pandemia, evidenziano una forte crescita nei primi tre mesi del 2022 (+33%), che riporta i volumi sui valori pre-Covid.
Anche per i finanziamenti finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (destinati a sostenere le vendite di settori merceologici quali arredo, elettronica ed elettrodomestici, energie rinnovabili, ciclomotori e altri beni e servizi finanziabili) nel corso del primo trimestre del 2022 l’evoluzione è positiva (+8.1%), sebbene in rallentamento rispetto al 2021 (+14.9%) per via principalmente della minore crescita dei finanziamenti per elettronica/elettrodomestici. All’interno dell’aggregato hanno mostrato più vivacità i prestiti destinati ad acquisto di mobili/arredamento, legati alle nuove esigenze abitative e quelli finalizzati ad acquisti di ciclomotori, grazie anche al sostegno degli ecoincentivi.
I finanziamenti finalizzati all’acquisto di auto e moto, invece, dopo aver chiuso il 2021 in crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente (+14.1%), nel primo trimestre 2022 evidenziano un calo consistente (-9.5%), penalizzati dalla crisi della supply chain, dall’incremento dei costi delle materie prime sul mercato dell’auto nuova e dall’aumento del valore dell’usato.
Evoluzione positiva per i finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio/pensione (+8.6% a fine 2021, +4.1% nel I trimestre 2022). La ripresa è stata trainata dalle erogazioni ai dipendenti pubblici nel 2021, mentre nei primi tre mesi del 2022 in prevalenza dalle erogazioni destinate ai dipendenti privati e ai pensionati.
Infine, gli utilizzi rateizzati delle carte opzione/rateali, dopo due anni di calo, segnano nei primi tre mesi 2022 un incremento del +13.3%, che tuttavia non li riporta ai volumi pre-crisi.
I mutui immobiliari
Le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici chiudono il 2021 con una crescita a doppia cifra (+10.8%) grazie al traino dei mutui con finalità d’acquisto abitazione.
Nel primo trimestre 2022 l’evoluzione complessiva è negativa (-6.4%), per via del crollo delle surroghe (-73.1%), mentre tiene la componente acquisto (+9.5%).
Tale risultato si inserisce in un quadro caratterizzato dalla prosecuzione degli incentivi governativi (agevolazioni ai giovani, bonus prima casa, superbonus 110%), nel quale le compravendite immobiliari residenziali evidenziano un’evoluzione ancora positiva (+34.1% nel 2021 e +12% nel primo trimestre 2022).
I canali di distribuzione del credito alle famiglie
Si consolidano le tendenze innescate dalla pandemia che vedono crescere l’incidenza degli intermediari del credito (agenti e broker, anche online) e dei canali digitali diretti, a fronte di una clientela più incline all’utilizzo del web per sottoscrivere un contratto di finanziamento per un prestito personale o a sostegno dell’eCommerce.
L’analisi della rischiosità del credito alle famiglie
A marzo 2022 il rischio di credito relativamente al totale dei prestiti alle famiglie si stabilizza sul livello più basso degli ultimi quattro anni. Nello specifico, il tasso di default a 90 giorni del credito al dettaglio si attesta all’1.1%.
Nel dettaglio delle forme tecniche si rileva come nel corso degli ultimi trimestri la rischiosità rimanga stabile sui livelli minimi. Per i prestiti finalizzati, il tasso di default si conferma allo 0.8% a marzo 2022, mentre nello stesso periodo per i prestiti personali, l’indicatore resta all’1.8%.
A partire dall’ultimo trimestre del 2021 anche per i mutui immobiliari il rischio interrompe il suo trend di riduzione, con il tasso di default a 90 giorni che si stabilizza nel primo trimestre 2022 allo 0,7%, livello già raggiunto a settembre 2021.
Le prospettive per il 2022 e nel biennio 2023 – 2024
Le previsioni per il 2022 presentate nell’ultima edizione dell’Osservatorio Assofin-CRIF-Prometeia indicano che nei prossimi trimestri la crescita del credito complessivo alle famiglie – erogato da banche e istituti finanziari – si attesterà su ritmi prossimi a quelli del 2021 (+3.1% a fine anno).
Le tensioni e l’incertezza generati dal conflitto in Ucraina peseranno sulle condizioni finanziarie delle famiglie. Gli effetti della più elevata inflazione, ormai non solo sulla componente energetica, e il peggioramento del potere di acquisto delle famiglie condizioneranno soprattutto quelle più vicine al vincolo di bilancio, ma nell’insieme l’impatto sulla crescita del credito è limitato.
Pur allontanandosi dai ritmi di sviluppo del 2021, con il forte rimbalzo dalla prima fase Covid, i prestiti per acquisto di abitazioni guideranno la crescita del mercato, ancora sostenuti dagli incentivi statali. Il credito al consumo sarà più penalizzato dal contesto di maggiore incertezza e dal contenimento dei consumi, mostrando quest’anno una crescita modesta soprattutto nel comparto dei prestiti finalizzati. La crescita del credito alle famiglie nel complesso si consoliderà intorno al 3% medio annuo nel biennio 2023-2024 (in termini di consistenze).
Nuove tensioni si sommano ai lasciti della pandemia, mantenendo alta l’attenzione sulla qualità del credito. Le pressioni sui bilanci delle famiglie derivanti dal forte aumento dell’inflazione, dal peggioramento quest’anno del reddito disponile e dalla più veloce normalizzazione della qualità del credito si aggiungono a quelli della crisi Covid che indicavamo già nelle passate previsioni. Si conferma pertanto per il 2022 un aumento dei tassi di default, con effetti di trascinamento anche nel 2023.
In generale, l’incertezza dello scenario di previsione è molto alta e legata alla durata del conflitto e alle politiche economiche che saranno intraprese per contrastarne le conseguenze negative, nonché al possibile peggioramento della situazione sanitaria in autunno.
L’integrazione dei criteri ESG nelle strategie di offerta e la valutazione dei rischi climatici rimangono una delle principali sfide che l’industria dovrà affrontare. In prospettiva l’incentivo all’efficientamento energetico delle attività retail diventerà sempre più importante per il sistema finanziario, che dovrà trovarsi pronto quando nel 2024 gli operatori dovranno adempiere ai nuovi obblighi di compliance e fornire indicazioni sulle attività in portafoglio considerate ecosostenibili.
Inoltre, si dovrà continuare a incentivare gli investimenti in tecnologia e formazione per completare il percorso di digitalizzazione anche attraverso lo sviluppo di piattaforme online per la concessione di prestiti e competere in un contesto reso più complesso anche dalla presenza di operatori non tradizionali.