Domanda ancora consistente anche se in discesa. Energia, materie prime, inflazione danneggiano le prospettive dell’autunno. PUN dell’energia elettrica cresciuto del 900% dal 2020
La lettura del quadro economico attuale non può prescindere da una attenta analisi settoriale, considerato come gli andamenti e le prospettive risentano oggi più che mai di differenti fattori esogeni.
Fino a marzo 2022 le imprese industriali lombarde non hanno incorporato significativi impatti dall’instabilità geopolitica innescata dalla guerra in Ucraina. Secondo i dati del Centro Studi di Assolombarda pubblicati su Genio&Impresa, nel primo trimestre 2022 la produzione manifatturiera è cresciuta, infatti, di un robusto +10,7% rispetto a un anno prima e, sebbene in rallentamento se confrontato con lo slancio dei trimestri precedenti, rileva incrementi diffusi in tutti i settori.
“I dati del ‘booklet economia’ realizzato dal nostro Centro Studi dimostrano che le aziende reagiscono positivamente alla difficile congiuntura – ha dichiarato il Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada -. Nonostante ciò, siamo consapevoli dei rischi all’orizzonte: temiamo, in particolare, che a settembre la situazione possa peggiorare. Se da un lato, registriamo una diminuzione dei prezzi legati alle materie prime, dall’altro sui costi dell’energia non prevediamo una discesa a breve, con l’aggravante che dall’autunno il consumo di gas sarà sicuramente superiore. Ecco perché chiediamo, con urgenza, un tetto al prezzo del gas. Quello dell’energia è un tema di sicurezza nazionale, che mette in pericolo la produzione delle nostre imprese. L’emergenza che stiamo vivendo deve insegnarci che dobbiamo diventare indipendenti dal punto di vista energetico, investendo su più fonti di energia, compreso il nucleare, l’idrogeno, le rinnovabili. Occorre, inoltre, velocizzare le licenze per gli impianti e incentivare, attraverso sgravi fiscali, le comunità energetiche. Solo così saremo in grado di sostenere le nostre imprese e registrare, nei prossimi mesi, dati più incoraggianti legati allo scenario economico e alla fiducia dei nostri imprenditori”.
Secondo le ultime indicazioni dalle inchieste presso le imprese manifatturiere, tra aprile e giugno, invece, gli impatti di guerra e shock energetico si dispiegano con maggiore forza. Nel Nord Ovest e in Lombardia sono colpite prioritariamente le aspettative di domanda e produzione, che nel complesso si ridimensionano sensibilmente, ma anche gli ordini in portafoglio. In particolare, la domanda scende sui minimi dell’ultimo anno, anche se rimane storicamente elevata: escludendo gli ultimi dodici mesi, i livelli degli ordini a giugno 2022 sono sui massimi da metà 2007.
Per il manifatturiero lombardo e italiano un primo fattore critico continuano ad essere le materie prime e i semilavorati perché i prezzi rimangono diffusamente elevati nonostante i recenti ribassi (riflesso anche di una domanda internazionale in rallentamento) e, soprattutto, perché i beni energetici sono di nuovo in impennata. Negli ultimi giorni il crollo delle forniture dalla Russia ha, infatti, riacceso le tensioni sul mercato del gas e ora in Europa viene scambiato intorno ai 160 €/MWh (il 15/07/2022), non troppo distante dai picchi di inizio marzo intorno a 220 €/MWh, una impennata eccezionale dai 11,2 €/MWh in media a gennaio 2020. Questa nuova fiammata si riflette sul Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica che in Italia risale a 463 €/MWh (il 18/7/2022), un livello 10 volte maggiore rispetto a inizio 2020.
Il petrolio Brent mostra invece contenuti segnali di cedimento dopo una crescita praticamente incessante da metà 2020, ma la volatilità rimane estremamente elevata (il barile è a 101$ il 15/7/2022, +59% rispetto a gennaio 2020). Altre materie prime stanno invece ritracciando, riportandosi sui livelli pre-conflitto (gennaio-febbraio 2022): è l’esempio di nichel, zinco, ferro, olio di semi di girasole, olio di soia. Per altre, poi, questa tendenza ribassista è ancora più pronunciata: l’alluminio è scambiato sui minimi da dicembre 2021, l’urea per i fertilizzanti da ottobre 2021, il rame da febbraio 2021, l’acciaio da gennaio 2021. In ogni caso, i livelli permangono per tutte decisamente più elevati rispetto a quelli antecedenti la pandemia: +265% urea, +101% olio di soia, +82% olio di semi di girasole, +82% legno, +58% acciaio, +56% nichel, +45% alluminio, +37% zinco, +28% rame.
Un caso a parte sono i cereali: le quotazioni del mais continuano a salire attestandosi a +100% rispetto al pre Covid, mentre il frumento, sebbene tra giugno e la prima parte di luglio sia tornato a scendere, resta sopra i livelli pre conflitto e soprattutto registra un +56% rispetto al pre Covid.
Parte di questi aumenti per le imprese lombarde e italiane è anche legata al pesante apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro, considerato che la maggior parte delle commodities è contrattata in valuta statunitense e che il tasso di cambio ora ha raggiunto la parità (minimo da fine 2002). Per contro, va pur sempre rilevato che un euro così debole è vantaggioso per le imprese che esportano verso gli Stati Uniti.
Infine, proseguono le frizioni, anche logistiche, delle catene di approvvigionamento. Tra aprile e giugno il 27% delle imprese manifatturiere nel Nord Ovest segnala ostacoli alle esportazioni legate a ‘prezzi e costi’ (più del doppio dei casi rispetto a prima della pandemia) e il 17% all’allungamento nei tempi di consegna (più di cinque volte). I costi dei noli, anche se inferiori ai picchi di metà marzo nel caso dei container e di maggio nel caso delle portarinfuse secche, sono ben maggiori rispetto a inizio 2020: a +312% e +213% rispettivamente. Tutti questi fattori gettano profonda incertezza sull’evoluzione del quadro del settore nell’autunno e nell’inverno prossimi.
Passiamo ai servizi. Nel Nord Ovest e in Lombardia il clima di fiducia cresce in modo sensibile anche a giugno grazie all’allentamento delle misure di contrasto alla pandemia ed è spinto al rialzo da una domanda che sale sui massimi da novembre 2021 e da attese per i mesi estivi in forte accelerazione. Il monitoraggio giornaliero di Google sugli spostamenti delle persone per shopping e retail suggerisce però un punto di attenzione in controtendenza: da metà giugno fino alla prima settimana di luglio, la mobilità in Lombardia è ridiscesa a -13% rispetto a inizio 2020, penalizzata da circa il -20% rilevato a Milano. Certamente influisce il periodo estivo, ma è comunque indicativo del fatto che per alcuni comparti non si è ancora tornati in linea con l’attività normale e, verosimilmente, anche che i nuovi picchi di contagi Covid cui stiamo assistendo in queste settimane incidono in negativo.
In conclusione, in questo quadro di rischi e incertezze le prospettive di crescita nei prossimi mesi appaiono condizionate anche dal rilevante deterioramento della fiducia di famiglie e consumatori, in giugno sui minimi da inizio 2021. Nel Nord Ovest italiano il peggioramento è diffuso a tutte le variabili dell’indicatore, con il clima economico e quello corrente che registrano le diminuzioni più marcate. Sulla fiducia delle famiglie pesa la forte ascesa dell’inflazione, che a giugno sale al +8% su base annua in Italia (indice Nic). Le tensioni inflattive sono ancora più forti a Milano, dove si registra un +9% a giugno, incremento che rimane straordinariamente elevato anche se depurato della componente alimentare ed energetica (+5% l’inflazione core).