Crisi Covid spartiacque per l’economia italiana
Pil Italia 2021: +5,3%
Pil Eurozona 2021: +4,3%
Per Prometeia la crescita del Pil italiano quest’anno raggiungerà il +5,3%, rivisto al rialzo rispetto al +4,7% delle previsioni di marzo.
Si apre un periodo con grandi potenzialità per l’Italia, che potrebbe portare a una svolta per l’economia del nostro Paese. Dopo il recupero dei livelli pre-crisi l’anno prossimo, l’economia potrebbe tornare a crescere nei due anni successivi in media a oltre il 2% l’anno, ritmi doppi a quelli prevalenti nei 10 anni precedenti.
Ecco le cinque domande chiave di Prometeia sul rilancio dell’economia italiana.
Come uscire dalle misure fiscali eccezionali?
Vengono meno, tra gli altri, alcuni blocchi ai licenziamenti, le indennità una tantum per alcune categorie di lavoratori, le moratorie sui prestiti. E a partire dal prossimo anno la politica di bilancio dovrà recuperare un’impostazione più neutrale e immettersi in un percorso di riduzione dell’indebitamento e del debito.
Nella media del 2020 il mercato del lavoro ha perso 636mila occupati e 2 milioni e 486mila unità standard di lavoro, senza dimenticare le oltre 800mila persone che si sono ritirate dal mercato andando a ingrossare le fila degli inattivi, in prevalenza giovani e donne.
La ripresa in atto ha già invertito, per i lavoratori a termine, questo trend, nei comparti manifatturieri e nei servizi, e con l’estate Prometeia prevede che questo recupero si avvierà anche nei comparti più colpiti dai lockdown, anche se la disoccupazione rimarrà elevata a lungo.
Sapremo utilizzare i fondi del NGEU per rilanciare la crescita?
Tali risorse ammontano per l’Italia a 205 miliardi di euro, l’11,5% del Pil 2019, fino al 2026, di cui circa 80 miliardi a fondo perduto.
È stata inoltre prevista l’integrazione con un Fondo Complementare, pari a 30 miliardi di euro, portando così l’ammontare potenzialmente disponibile a 235 miliardi.
Di questi, 183 miliardi di euro si configurerebbero come spesa addizionale, pari a circa 30 miliardi di euro ogni anno, l’1,7% del Pil. Una manovra rilevante, soprattutto per la durata del piano e per la tipologia della spesa che coinvolge, destinata per oltre l’80% a investimenti pubblici e al sostegno degli investimenti privati.
Lo scenario Prometeia include interamente questa spesa aggiuntiva, pur con qualche cautela sulla distribuzione temporale, considerando qualche ritardo in più rispetto a quanto programmato dal PNRR, già a partire dall’anno in corso.
Rispetto a quanto stimato dal Governo, inoltre, Prometeia include un effetto espansivo sul Pil che raggiunge il 2,5% nell’arco del piano al 2026, impatto inferiore di circa 1 punto percentuale rispetto allo scenario alto adottato nel PNRR come di riferimento.
Prometeia conferma dunque l’importanza che questi finanziamenti rivestiranno per la nostra economia, come sostegno alla domanda per rendere l’uscita da questa crisi più rapida e con meno lasciti permanenti di quelle del passato, ma soprattutto come occasione per imprimere un’accelerazione alla crescita potenziale, asfittica da oltre 20 anni: gli interventi previsti nel PNRR avranno un ruolo rilevante nel mantenerla, almeno per qualche anno, su ritmi molto superiori a quelli medi storici del nostro Paese. Ciò consentirà innanzitutto al Pil di recuperare i livelli pre-crisi nella seconda metà del 2022. La ripresa sarà trainata dagli investimenti in costruzioni e dagli investimenti strumentali, entrambi spinti dai progetti del PNRR. Le famiglie, invece, si riallineeranno agli stili di vita pre-crisi con gradualità e, comunque, dovranno fare i conti con una maggiore disoccupazione.
Faremo anche le riforme strutturali in modo da imprimere un impulso alla crescita?
La sfida è portare a termine i progetti finanziati con i fondi europei.
Un programma importante sia in termini di risorse, sia in termini di tipologia di spesa, che dovrà essere destinata alla transizione tecnologica, all’ammodernamento delle strutture logistiche, al miglioramento della sostenibilità ambientale, al rafforzamento delle strutture sanitarie e del sistema educativo e di ricerca.
Spese dunque per infrastrutture materiali e immateriali cui può essere associato un alto impatto sulle potenzialità di crescita del Paese. Come noto, parte integrante del PNRR è un piano di riforme strutturali che si affianca agli interventi di sostegno alla domanda finale attraverso gli investimenti. Parte di questi punta a modernizzare la PA, un’altra riguarda i settori della sanità e dell’istruzione.
Saremo pronti per affrontare i cambiamenti di policy e governance nei prossimi anni?
Il rilancio della crescita è una delle condizioni per rendere sostenibile l’altro fattore di debolezza strutturale della nostra economia, il debito pubblico, enormemente accresciuto dalla crisi.
Con l’uscita dall’emergenza non si potrà che tornare verso politiche di rientro dell’indebitamento, in un contesto che nel medio termine potrebbe assistere a un cambio negli assetti politici interni (nei prossimi anni si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e un nuovo Parlamento), e, sul fronte europeo vedrà una qualche ridefinizione delle regole del Patto di Stabilità, con politiche monetarie che dovranno rientrare dalle condizioni di eccezionalità degli ultimi anni.
I tassi di interesse rimarranno bassi ancora a lungo?
I prezzi di molti input industriali sono lievitati. Tuttavia, Prometeia ritiene che sia la crisi pandemica alla base di questi aumenti che dunque, con il ritorno a condizioni di “normalità”, tenderanno via via a rientrare. È l’ipotesi sulla quale sono basate le previsioni di luglio e che sostiene un percorso di rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali molto graduale, tale da garantire a lungo condizioni molto favorevoli al finanziamento del nostro debito. Se però si deve individuare un rischio per l’economia globale, oltre ovviamente a quelli legati all’evoluzione della pandemia, è proprio quello di un intervento restrittivo da parte delle banche centrali maggiore di quanto ora atteso per smorzare sul nascere un’inflazione potenzialmente insidiosa.