Crediti deteriorati: l’impatto del Covid-19 sulle esecuzioni immobiliari
Fino all’arrivo del Covid-19 la performance delle esecuzioni immobiliari risultava in miglioramento in Italia, con una durata media delle procedure passata da 5 a 4,7 anni. L’emergenza sanitaria e il lavoro da remoto hanno contribuito ad accelerare la digitalizzazione dei processi in 5 dei principali tribunali italiani su 10, con lo svolgimento delle udienze da remoto e riparti eseguiti per via telematica. Di contro, la pandemia ha avuto un impatto diretto su aste (-85%) e fallimenti (-33,3%), mentre il blocco delle procedure giudiziali rallenta il recupero di efficienza.
Questo il quadro che emerge dall’Osservatorio NPE realizzato da CRIBIS Credit Management che si pone l’obiettivo di fornire una visione complessiva e costantemente aggiornata del mercato italiano dall’origine dei crediti deteriorati, al loro mercato, alla loro gestione.
Esecuzioni immobiliari e procedure concorsuali più veloci prima del Covid-19
Relativamente alle esecuzioni immobiliari, nel periodo 2015-2019 è stata registrata una variazione complessivamente negativa a livello nazionale, con la chiusura di circa 384.000 esecuzioni immobiliari a fronte di 305.000 procedure aperte. La modalità di chiusura delle procedure mostra che il 79% delle procedure monitorate negli ultimi 5 anni ha seguito un normale decorso, mentre il 9% è stato chiuso per inefficacia e il 6% per via stragiudiziale.
La durata media complessiva risulta in lieve riduzione, passando da 5 anni nel triennio 2015-2017 ai 4,76 anni dell’ultima rilevazione, per effetto principalmente di un miglioramento delle performance nelle regioni del Sud Italia. Tuttavia, permane un gap significativo tra la durata media delle procedure al Sud (5,8 anni) e quella rilevata a Nord Ovest e Nord Est (rispettivamente 3,2 e 3,8 anni).
La miglior performance, in termini di rapporto tra prezzo di aggiudicazione in asta e valore definito nella perizia redatta dal consulente tecnico d’ufficio (CTU), è quella ottenuta dagli immobili residenziali, rispetto a quanto realizzato da immobili commerciali e industriali, le cui performance risultano in netto peggioramento nel biennio 2018 – 2020. Su base geografica, invece, i dati migliori nel rapporto tra prezzi e valore CTU sono quelli rilevati nel Nord Est (in ulteriore miglioramento nel biennio 2018 – 2020), seguito dal Nord Ovest, con performance sostanzialmente stabili, e dal Centro, in peggioramento nell’ultimo biennio rispetto al precedente.
Le procedure concorsuali aperte (69.000) negli ultimi 5 anni vanno pressoché a bilanciare quelle chiuse (72.000). Il trend, lievemente decrescente fino al 2019, ha subito un brusco calo nel 2020 indotto dall’emergenza Coronavirus. L’area geografica dove le procedure hanno una durata più contenuta (circa 5 anni) sono Nord Ovest e Nord Est, sostanzialmente allineati nel biennio 2018-2020. Seguono il Centro (6 anni), in netto miglioramento nel 2018-2020 e il Sud (6,6 anni) con una tendenza sostanzialmente stabile.
Considerando la natura giuridica, la durata media più breve è associata alle società a responsabilità limitata (6 anni, che scendono a 4 considerando le srl a socio unico), mentre le società per azioni sono caratterizzate da procedure più lunghe (11,6 anni). In generale, si registra un incremento della durata media delle procedure all’aumentare delle dimensioni della società, in particolare per quelle con un attivo superiore a 10 milioni di €.
Lo spaccato per settori produttivi, invece, mostra che la durata media più elevata delle procedure concorsuali si verifica nel settore manifatturiero (con circa 8,4 anni), mentre la durata media più contenuta (pari a 3,4 anni) è associata alle procedure relative ad attività professionali, scientifiche e tecniche.
L’impatto del Covid-19: calano aste e fallimenti
L’Osservatorio NPE tuttavia evidenzia l’impatto della pandemia su esecuzioni immobiliari e procedure concorsuali. Si registra un netto calo (in media pari all’85% tra marzo e maggio 2020 rispetto ai valori di fine febbraio) delle aste pubblicate nella fase del primo lockdown nazionale, seguito da un rimbalzo tra luglio e settembre a seguito dell’allentamento delle misure restrittive durante i mesi estivi. Analogamente, a partire da marzo, anche il numero dei fallimenti ha registrato una netta contrazione (-33,3%) rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti.
“Negli ultimi anni il tema dei Non Performing Exposure (NPE) è stato assolutamente strategico per il settore bancario e, con estrema probabilità, continuerà ad esserlo anche nei prossimi anni a causa dell’attuale crisi economica.” – commenta Alberto Sondri, Executive Director CRIBIS Credit Management. “In uno scenario fortemente condizionato dagli impatti della pandemia sulla normale operatività, la nostra analisi evidenzia come, al contempo, i vincoli imposti dall’emergenza sanitaria stiano contribuendo ad accelerare la digitalizzazione delle procedure. Processo avviato nel 2014 con l’avvento del processo civile telematico e che, prima del blocco delle procedure (ex DL Cura Italia), aveva portato ad un recupero di efficienza della Giustizia Civile”.