Contrattazione aziendale e parità di genere: molte iniziative (ancora solo) a sostegno della responsabilità di cura

La nuova pubblicazione ADAPT, “Parità di genere e contrattazione collettiva aziendale”, di Chiara Altilio, Ricercatrice ADAPT, è disponibile in open access.

Lo studio propone l’analisi del 39,5% degli accordi sottoscritti a livello aziendale nel settore privato in Italia e depositati presso l’archivio CNEL e fornisce una rassegna esemplificativa delle misure e iniziative a sostegno della parità di genere riconosciute attraverso la contrattazione collettiva aziendale.
Le misure più diffuse sono quelle volte a sostenere la conciliazione vita-lavoro delle lavoratrici sviluppata attraverso diversi istituti che incidono sull’organizzazione e sul tempo di lavoro (congedi, permessi, banca delle ore, lavoro agile, flessibilità dell’orario di lavoro giornaliero, part-time). Seguono, in termini di diffusione, i servizi e contributi di welfare aziendale (bonus nascita, contributi per l’educazione dei figli, servizi alla persona) e le attività promozionali (attività formative e informative, certificazione della parità di genere, contrasto al gender pay gap).

«L’analisi evidenzia come, nonostante alcuni progressi compiuti, la parità di genere sia ancora ostacolata da problemi strutturali e da una cultura lavorativa poco inclusiva – spiega Altilio -. Le misure attuali, pur essendo fondamentali, spesso si concentrano sul supporto alle responsabilità di cura che ricadono sulle donne, senza affrontare in modo sistemico le disuguaglianze che si registrano a livello culturale e familiare, oltre che all’interno delle aziende. È necessario sviluppare le politiche di conciliazione in ottica condivisa ma serve un cambio di passo affinché si possano sviluppare strumenti più efficaci per garantire una reale equità di opportunità e di trattamento economico tra donne e uomini».

Lo studio mostra come la contrattazione collettiva aziendale possa incidere in maniera determinante nella creazione di condizioni favorevoli per un’occupazione di qualità, più giusta ed equa, contribuendo così ad accelerare il percorso verso il raggiungimento della parità di genere nel lavoro, ma anche nelle famiglie e nella società. Tuttavia, sono ancora molti fronti sui cui la contrattazione aziendale potrebbe muoversi, come ad esempio quello del gender pay gap, tema che potrebbe essere maggiormente attenzionato a livello aziendale, così da individuare i meccanismi specifici che penalizzano la carriera e il reddito delle lavoratrici.

La contrattazione collettiva, da questo punto di vista, è chiamata a sostenere – a tutti i livelli – l’adozione di iniziative che possano garantire lo sviluppo di un’occupazione femminile di qualità. Tuttavia, centrale resta il ruolo del legislatore che, anzi, può agire in maniera strutturale nella risoluzione di quei problemi limitano di fatto la parità di genere dentro e fuori il mercato del lavoro.

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