Congiuntura Confcommercio: quadro positivo ma elementi di fragilità e incertezza
Confermiamo la stima della variazione del prodotto lordo nel 2023 pari a +0,8%, con piena valorizzazione dei segnali favorevoli emersi nella parte finale dell’anno (crescita della fiducia di imprese e famiglie, tenuta dell’occupazione, sviluppo delle vendite al dettaglio in novembre, ottobre record per le presenze turistiche, conclamata sconfitta dell’inflazione). Eppure, lo stesso quadro congiunturale che valutiamo positivamente, presenta anche elementi negativi che ne impediscono una nitida e rilassata lettura. La produzione industriale è tornata a flettere a novembre e le stesse presenze turistiche in novembre destano perplessità: alla solidità dei flussi degli stranieri si contrappone, in modo piuttosto netto, una riduzione delle presenze degli italiani, sia nel confronto con il 2019 sia, che è ben peggio, rispetto al 2022. Il record 2023 di notti nelle strutture ricettive è tramontato (a meno che i dati di dicembre rivelino un raddoppio delle presenze, cosa molto improbabile, se non impossibile). Infine, in prospettiva futura di breve termine, bisogna evidenziare che la meteorologia ha impedito un buon avvio dei saldi invernali, nonostante il positivo contributo dei turisti stranieri.
In sintesi, il PIL appare già in riduzione congiunturale (-0,1%) a gennaio 2024: gli elementi di fragilità fanno aggio sugli spunti positivi. Ciò non toglie che i consumi abbiano chiuso bene il 2023: a dicembre si osservano importanti crescite tendenziali per automotive e motocicli, trasporti passeggeri in generale, servizi ricettivi e di ristorazione, servizi ricreativi e culturali, giocattoli, profumeria e cosmesi. Verso la stabilizzazione anche gli alimentari.
Nel complesso, a dicembre, i consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore Consumi Confcommercio, sarebbero cresciuti di mezzo punto percentuale in termini reali tendenziali.
Per il 2024, il rientro ordinato dell’inflazione e un possibile miglioramento della dinamica salariale costituirebbero i pilastri di sostegno della propensione al consumo. La nostra stima di una variazione dei prezzi nel mese in corso dello 0,2% su dicembre porterebbe solo ad un minimo aumento (0,7%) su base annua. L’obiettivo della Nadef di una crescita del PIL all’1,2% appare, tuttavia, piuttosto ottimistico. Una crescita poco sotto l’1% è, comunque, alla portata del sistema Italia. In quest’ipotesi, anche un’eventuale manovra correttiva dei conti pubblici assumerebbe entità non dirompente. La doppia sfida della crescita e della finanza pubblica si può affrontare con ragionevole serenità. Sempre che le recenti tensioni geopolitiche non si trasformino in nuove e inattese strozzature nelle catene di fornitura globali, con riflessi negativi sui costi e sui prezzi e conseguenze (im)prevedibili su consumi e investimenti.
PIL MENSILE
L’inizio del 2024 si conferma pieno d’incertezze. L’attività industriale ha mostrato, anche nei mesi finali dello scorso anno, andamenti deludenti. Situazione che, stando alle attese degli imprenditori, non dovrebbe modificarsi in modo sostanziale in questo frangente. Relativamente ai servizi, pur permanendo molti degli spunti positivi che hanno guidato il recupero degli ultimi anni, le dinamiche appaiono più contenute frenate dalle difficoltà reddituali delle famiglie. Secondo le nostre stime, a gennaio il PIL è atteso registrare, nel confronto con dicembre, una riduzione dello 0,1%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in un aumento dello 0,3% (tab. 1).
Il debole inizio del 2024 conferma le difficoltà di raggiungere, nell’anno che è appena iniziato, una crescita superiore all’1,0%.
ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)
A dicembre 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una crescita dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2022 (tab. 2). Anche nell’ultimo mese la domanda delle famiglie è stata orientata prevalentemente verso i servizi (+2,7% nel confronto annuo) a cui si è contrapposta una contenuta riduzione di quella relativa ai beni (-0,3%). I dati più recenti confermano la difficoltà della domanda di tornare su un sentiero di crescita meno incerto e diffuso. Situazione che trova conferma nell’alternanza di variazioni congiunturali, negative e positive, rilevata nei periodi più recenti dal dato destagionalizzato. Nella media del 2023 l’indicatore registra una variazione dello 0,1%, dato che conferma i consumi, misurati nella metrica dell’ICC, su un livello ancora inferiore del 3,0% rispetto al 2019. Il dato annuale è sintesi di un ritorno della domanda per i servizi sui valori pre-pandemici (+0,3%), sia pure con profonde differenze tra i diversi segmenti, mentre per il complesso dei beni il livello è ancora inferiore del 4,5%.
LE DINAMICHE TENDENZIALI
Il confronto con dicembre del 2022 segnala, per quasi tutte le funzioni di consumo andamenti in linea con quanto evidenziato nei periodi precedenti. Anche a dicembre i settori più dinamici si confermano l’automotive (+13,9%), i trasporti aerei (+14,8%) e i servizi ricreativi (+11,3%). I consumi legati al turismo si mantengono in territorio positivo (+3,1%). In recupero, anche a dicembre, la domanda di elettrodomestici (+1,8%), tornata a crescere da novembre dopo oltre un anno. Relativamente alle altre funzioni di consumo rimane difficile la situazione per l’abbigliamento e le calzature, gli alimentari (-1,0%) e i mobili (-3,3%). Nel complesso del 2023 molti segmenti di consumo evidenziano livelli della domanda distanti da quelli registrati nel 2019.
PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di gennaio 2024 una variazione dello 0,2% in termini congiunturali e una crescita dello 0,7% su base annua. Al netto di possibili nuove turbolenze sui mercati di alcune materie prime – la complessità dello scenario internazionale porta a non escludere del tutto questa eventualità – il processo di rientro dell’inflazione si dovrebbe consolidare nella prima parte dell’anno coinvolgendo in misura più incisiva i beni e servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza.
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