Congiuntura Confcommercio: crescono le incognite su futuro
Il secondo trimestre del 2022 si è aperto all’insegna degli interrogativi sulla profondità e sulla durata che potrà assumere l’attuale fase di rallentamento dell’economia, atteso che nessuno dubita più sul fatto che il primo trimestre dell’anno in corso sarà archiviato con il segno negativo della variazione congiunturale del PIL. Il conflitto in Ucraina ha esacerbato e reso più estesi nel tempo una serie di impulsi negativi preesistenti e le tensioni inflazionistiche non sono più definite transitorie.
Ben prima del conflitto in Ucraina, si erano accumulate tensioni sulle materie prime, energetiche e non, il cui impatto sui prezzi al consumo e sui costi variabili delle imprese si avvertiva con inequivoca evidenza già nella parte finale dello scorso anno. D’altra parte, la ripresa, seppure abbastanza diffusa, non stava coinvolgendo nella stessa misura i diversi settori produttivi, trascurando le filiere del turismo, della socialità, della convivialità.
Nel confronto con marzo 2021, l’ICC registra una variazione del +4,8%, frutto di una crescita del 44,8% per i servizi e di un calo del 3,9% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2019, però, la domanda, nel complesso, è ancora mediamente inferiore dell’11,8%, con i citati servizi legati al turismo che pagano una distanza percentuale rispetto ai livelli pre-crisi di oltre il 30%. I tempi per il completo recupero si dilatano: il traguardo deve essere posticipato a fine 2023.
In generale, il rallentamento dei consumi, nella metrica dell’ICC, si evince anche dai dati destagionalizzati che nel primo trimestre segnalano un calo nel confronto dell’ultima parte del 2021.
Grazie al rimbalzo registrato in febbraio dalla produzione industriale e la buona crescita dell’occupazione le stime sul PIL del primo quarto del 2022 vengono riviste da -2,4% a -1,1% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno. Sarebbe proseguita in aprile la tendenza al rallentamento, con una riduzione del PIL dello 0,5% rispetto a marzo.
Il calo dei prezzi dell’energia e del gas e le misure di contrasto adottate dal Governo, come la riduzione temporanea dell’accisa sui carburanti, dovrebbero comportare un ridimensionamento delle dinamiche inflazionistiche per il mese di aprile, quando la variazione congiunturale dei prezzi si fermerebbe allo 0,1% corrispondente a un incremento su base annua, del 6,3%. Il fenomeno resterebbe limitato nel tempo, mentre l’inflazione supererebbe il 7% tendenziale all’inizio dell’estate, mentre in autunno, nell’ipotesi di assenza di ulteriori shock negativi, comincerebbe la fase di rientro delle tensioni su prezzi e costi.
Pil mensile
A febbraio 2022 la produzione industriale, dopo le pesanti cadute di dicembre e gennaio, ha mostrato un significativo recupero in termini congiunturali (+4,0%). Il confronto su base annua registra un incremento del 3,2%. Nello stesso mese l’occupazione, dopo un bimestre di stasi, ha mostrato una crescita dello 0,4% su gennaio e del 3,5% su base annua.
Il rallentamento registrato dalla domanda delle famiglie, soprattutto per la componente relativa ai beni, l’aumento dei costi ed i timori innescati dall’inizio della guerra in Ucraina hanno determinato, a marzo 2022, un deterioramento del sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio (-4,4% su febbraio).
La tendenza al rallentamento dell’economia si è confermata anche ad aprile. Secondo le nostre stime, il PIL dovrebbe registrare nel mese in corso una riduzione dello 0,5% su marzo. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al 2,9%. Il dato, che segue già un primo trimestre negativo, conferma di timori sulla difficoltà di raggiungere nel 2022 una crescita prossima al 3%.
ICC (Indicatore Consumi Confcommercio)
A marzo 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala un incremento, su base annua, del 4,8%, confermando l’attenuarsi della tendenza al recupero. Il confronto continua a risentire delle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022, situazione che ha portato ad una variazione del 44,8% della domanda relativa ai servizi. Per quanto riguarda i beni il confronto con marzo 2021 indica un calo del 3,9%.
La tendenza al ridimensionamento della domanda è confermata anche dai dati destagionalizzati, che segnalano, nel complesso del primo trimestre del 2022, una riduzione dello 0,9% rispetto all’ultimo quarto del 2021.
Per una più attenta lettura dei dati è utile ricordare che nel confronto con marzo 2019 la domanda, calcolata nella metrica dell’ICC, risulta ancora inferiore dell’11,8% (ultima colonna di tab. 2). Per i servizi il calo si attesta al 24,4%.
Le dinamiche tendenziali
Anche nel mese di marzo 2022 i recuperi più significativi della domanda, nel confronto con il 2021, si confermano per i servizi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero. Questi andamenti, favoriti dal contenuto ritorno di parte del turismo straniero, hanno permesso solo una limitata riduzione del gap ancora esistente con i livelli pre-pandemia. Moderati segnali di miglioramento continuano ad interessare anche l’abbigliamento e le calzature, segmenti che mostrano comunque un’estrema difficoltà a tornare sui valori del 2019.
Particolarmente difficile continua a risultare la situazione nel settore dell’automotive, con un calo, a marzo 2022, della domanda di autovetture da parte delle famiglie del 29,8% rispetto allo stesso mese del 2021. Tra gli altri segmenti di consumo, la domanda per i beni alimentari conferma, anche a marzo, la tendenza alla riduzione, anche per effetto della sostituzione con l’alimentazione fuori casa.
Prezzi al consumo: le tendenze a breve termine
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di aprile 2022 una variazione dello 0,1% in termini congiunturali e del 6,3% su base annua. Il moderato rallentamento atteso per il mese in corso, che segue il deciso incremento di marzo, è frutto degli interventi sugli energetici regolamentati e non (diminuzione dei prezzi dell’energia e del gas e temporanea riduzione sull’accisa dei carburanti). Il permanere di tensioni sui mercati delle materie prime, associate ai primi segnali di diffusione delle tensioni a settori diversi dall’energetico, portano a ritenere l’andamento di aprile come un dato episodico e non come l’inizio di una fase di rientro.