Concordato Preventivo Biennale, perché conviene alle imprese in fase di passaggio generazionale e alle PMI ad alto tasso di innovazione

 Concordato Preventivo Biennale, perché conviene alle imprese in fase di passaggio generazionale e alle PMI ad alto tasso di innovazione

522.195 sono le partite Iva, di cui 403.195 soggetti Isa e 118.723 forfettari, che hanno aderito al Concordato preventivo biennale secondo i più recenti numeri del Ministero dell’Interno. Sono pari al 12% della platea degli aventi diritto. Il Fisco sta provando ad ampliare il più possibile la platea con il recente invio di una lettera a 2 milioni e 200mila partite Iva che non hanno aderito entro la scadenza del 31 ottobre, oggi estesa al 12 dicembre.

Con il DL del 14/11/2024 n. 167, infatti, il legislatore ha riaperto i termini per l’adesione al Concordato Preventivo per il biennio 2024/2025 previsto dal D. Lgs n. 13/2024. Si tratta di una chance riservata solo ai contribuenti che hanno regolarmente presentato entro il 31/10/2024 la loro dichiarazione dei redditi e che sono soggetti agli ISA (Indicatori Sintetici di Affidabilità), criteri che esprimono su una scala da 1 a 10 il grado di affidabilità fiscale riconosciuto a ciascun contribuente, anche al fine di definire l’accesso a un apposito regime premiale. Coi nuovi criteri di ammissione, sono dunque tagliati fuori dal concordato preventivo biennale i contribuenti in regime forfettario e coloro che non hanno presentato per tempo la loro dichiarazione dei redditi del 2023 quest’anno.

Tra i professionisti che hanno scelto questa possibilità  vi sono contribuenti che hanno valutato utile la possibilità di non incorrere in verifiche fiscali, che in caso si verifichino sono un dispendio economico e di tempo importante anche per le aziende virtuose e i contribuenti in regime forfettario, oggi non più ammessi, che sono rientrati a pieno vantaggio in questa dinamica. Per loro, infatti, il concordato ha valore solo sull’anno fiscale del 2024 per il quale, se si è tenuta una corretta contabilità, si sa già ad ora perfettamente quale sarà l’incasso totale. L’altra grande platea che ha aderito al primo richiamo è quella  dei contribuenti che, grazie a una buona pianificazione e previsione fiscale, hanno considerato di poter ottenere un effettivo risparmio sulle imposte da pagare sul biennio 2024-2025.

Rinnovo del CPB: le PMI per le quali è un’opportunità di crescita

Questo strumento fiscale può davvero rivelarsi un’opportunità per alcune imprese. Tra queste vi sono  sicuramente le PMI ad alto tasso di innovazione in settori stabili come il tech o che sanno di ricevere round di finanziamenti che consentiranno di accelerare produzione e sviluppo e, di conseguenza, fatturato. Secondo i più recenti dati del Ministero delle imprese e del Made in Italy, relativi al primo trimestre del 2024, le startup innovative in Italia sono 12.954, un numero lievemente in calo rispetto all’anno precedente giustificato però da un consistente aumento di PMI innovative, che rappresentano lo stadio successivo di evoluzione economica delle startup innovative (+12,7% nel 2023 rispetto all’anno precedente e +400 unità nel 2024 rispetto all’ultima rilevazione di fine 2023). Va segnalato inoltre che i trend positivi e in aumento della capitalizzazione totale e media delle startup rilevati nella ricerca rappresentano dati confortanti rispetto alla solidità del settore. “Si tratta di un’opportunità per pianificare con maggiore precisione il proprio futuro fiscale; tuttavia, come ogni scelta strategica, richiede una valutazione attenta e un’analisi finanziaria organizzata per non incorrere in potenziali rischi” spiega Maria Grazia Tumolo, commercialista del network Partner d’Impresa, il network professionale che riunisce un team multidisciplinare di oltre 200 professionisti tra commercialisti, legali, fiscalisti e consulenti del lavoro in Italia.

Secondo la specialista però nel nostro Paese a essere interessate dalla normativa sono soprattutto le imprese a gestione famigliare con in corso un passaggio generazionale. Secondo  i dati della XV edizione dell’osservatorio AUB del 2024 le PMI a gestione familiare sono il 65% del tessuto imprenditoriale italiano; in queste, nelle aziende di più grandi dimensioni, la leadership è nelle mani della famiglia imprenditoriale (65,7%) mentre nelle realtà più piccole lo è addirittura nel 78,8% dei casi.  La ricerca evidenzia inoltre che, per quanto non sia in crescita il numero di leader over 70, risulta ancora molto alto e questo significa che sono tante le realtà chiamate a dover gestire il delicato tema del passaggio generazionale.

“Analizzando i bilanci di diverse imprese che seguo come professionista è emerso che molte aziende che dal 2021 al 2023 hanno avviato un percorso di passaggio generazionale che non si è concretizzato solo in una rivisitazione della compagine sociale, ma più incisivamente nell’avvio di processi di evoluzione e sviluppo tecnologico, hanno riscontrato una notevole convenienza all’adesione al concordato” spiega Maria Grazia Tumolo, commercialista del network partner d’Impresa. “La convenienza – continua – pare emergere dalla convinzione abbastanza attendibile che il reddito che andranno a conseguire per l’anno 2024 sarà più alto di quello concordato mentre quello  relativo al 2025, sebbene sottoposto a molteplici incertezze, sarà comunque il frutto di una pianificazione già esistente, fondata su commesse già firmate, contratti con nuovi clienti già avviati, lancio di nuovi prodotti già testati.”

Le imprese di famiglia hanno una marcia in più rispetto ad altre PMI innovative; si tratta di un elemento connesso all’esperienza pregressa e tramandata da una generazione all’altra in un progetto di espansione già delineato nel tempo. In queste realtà, dove i legami affettivi tra chi vi lavora sono fondamentali, si fa tesoro degli errori commessi nel passato al fine di non farli replicare ai figli che prendono le redini dell’attività. Il risultato è una solidità maggiore di partenza a cui si aggiungono visioni innovative delle nuove generazioni. Il Concordato Preventivo Biennale in questo contesto rappresenta uno degli strumenti di leva per la crescita, un mezzo per impiegare il denaro che, con ragionevole grado di probabilità, sarà risparmiato per avviare nuovi investimenti.

Esempi pratici e simulazioni: due casi a confronto

Ecco due casi pratici che sono stati seguiti direttamente dalla professionista Maria Grazia Tumolo: uno è relativo a un’azienda che nel 2021 ha posto in essere il descritto passaggio generazionale e l’altro invece riguarda una realtà di impresa che sta vivendo un periodo di stasi. “Ciò che emerge dal confronto dei due casi, e ciò che davvero fa la differenza è il diverso approccio di fare impresa. Da un lato, nel primo caso, il giovane imprenditore fa tesoro del bagaglio di esperienza trasferitogli dal padre, il quale a sua volta comprende l’importanza dell’innovazione tecnologica e del cambiamento in un’ottica di crescita e di pianificazione a medio e lungo termine. Dall’altro lato, un imprenditore che vive alla giornata che non ha pianificato una vera meta attraverso un’analisi finanziaria coerente in grado di consentirgli di comprendere quali sono le criticità da risolvere e i margini di crescita reali per poter organizzare investimenti al fine di sviluppare innovazione” spiega Tumolo.

ESEMPIO N. 1 – SOCIETÀ  IN CRESCITA IN FASE DI PASSAGGIO GENERAZIONALE

REDDITO 2023115.257
PUNTEGGIO ISA10
Proposta di C.P.B.Dati effettivi reali stimati
RedditoTassazioneRedditoTassazione
ANNO 2024115.94934.785500.000150.000
ANNO 2025118.96235.689200.00060.000
70.474210.000
Risparmio stimato di tassazione139.526

In questo primo esempio, la società in questione ha conseguito nel 2023 un utile di euro 115.257 e raggiunto un punteggio ISA altissimo pari a 10. La proposta di CPB formulata dal Fisco sulla base di questi dati prevede livelli di reddito per il 2024 e 2025 pari rispettivamente a euro 115.949 e 118.962, livelli molto più bassi rispetto a quelli stimati per lo stesso biennio, pari ad euro 500.000 e 200.000, generando così un risparmio d’imposta pari a complessivi euro 139.526 (il calcolo è stato semplificato applicando la percentuale di tassazione media per una SRL pari al 30%). Al riguardo bisogna chiarire che nel caso concreto, la scelta di aderire al concordato preventivo da parte di questa azienda è stata presa sulla base del fatto che la previsione per il 2024 è risultata fortemente attendibile, avendo la società elaborato un bilancio previsionale al 31.12.2024 molto veritiero. In merito al 2025, la stima è basata  infatti su commesse e progetti già in corso di definizione che lasciano ragionevolmente ritenere che il reddito concordato sarà sicuramente superato.

ESEMPIO N. 2 – SOCIETÀ IN STALLO PRIVA DI PROSPETTIVE FUTURE E PROGETTI DI ESPANSIONE

REDDITO 202317.328
PUNTEGGIO ISA1,74
Proposta di C.P.B.Dati effettivi reali stimati
RedditoTassazioneRedditoTassazione
ANNO 202423.4997.05050.00015.000 (?)
ANNO 202547.46814.240????????
21.290????
Risparmio stimato di tassazione????

In questo secondo esempio preso in analisi, la società ha conseguito nel 2024 un utile di euro 17.328 e raggiunto secondo i conteggi dell’Agenzia delle Entrate un punteggio ISA molto basso pari a 1,74. Di conseguenza la proposta formulata dal Fisco per l’adesione al CPB, a differenza del primo esempio, indica livelli di reddito più alti rispetto a quello dichiarato nel 2023, del 35% per il 2024 e del 174% per il 2025. Le stime fatte dall’imprenditore sul potenziale incasso per il biennio a venire, realizzate senza una pianificazione fiscale adeguata e in maniera approssimativa, prevedono un possibile reddito per il 2024 pari a euro 50.000 che però non è basato su dati certi fino alla chiusura dell’anno, quindi è probabile che sia soggetto a variazioni in aumento o in diminuzione. Per l’anno 2025 il soggetto invece non è in grado di fare alcuna previsione. In questo quadro d’assieme, sebbene per il 2024 la tassazione potrebbe essere anche più bassa in caso di adesione, la forte incertezza sulle sorti del 2025, ha spinto l’imprenditore a non aderire.

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