Con la chiusura dei cantieri gli infortuni sul lavoro nelle costruzioni in forte diminuzione nel 2020
L’emergenza Covid-19 nel 2020 non ha risparmiato il settore delle costruzioni, duramente colpito da una forte riduzione delle attività cantieristiche e, di conseguenza, del numero di lavoratori impiegati ed esposti al rischio di infortuni sul lavoro. Analizzando l’andamento infortunistico nel quinquennio 2016-2020, non sorprende, dunque, la forte flessione delle denunce rilevata l’anno scorso rispetto al 2019 (-23,3%) e al 2016 (-28,2%). Come sottolineato dal periodico statistico Dati Inail, che dedica un nuovo approfondimento a questo settore, al quinto posto per infortuni denunciati e secondo per casi mortali, già a partire dal 2021 è molto probabile, purtroppo, un incremento del fenomeno infortunistico. Con l’introduzione di bonus e incentivi fiscali per l’edilizia e con le opportunità offerte dal Recovery Plan, il settore delle costruzioni sta infatti trainando la ripresa dell’economia italiana dopo la pandemia, contribuendo anche al rilancio dei settori manifatturieri, dei trasporti e della logistica, che sono suoi fornitori.
Nel Nord Italia più di sei casi su 10, un quarto dei decessi nella fascia 55-59 anni. Il 91,5% dei 28.626 infortuni denunciati in edilizia nel 2020 è avvenuto in occasione di lavoro. Oltre il 61% è concentrato nel Settentrione: il 34,7% nel Nord-Est, con Veneto ed Emilia Romagna come regioni più colpite, e il 26,7% nel Nord-Ovest, con in testa la Lombardia, al primo posto anche a livello nazionale, con il 15,8% del totale delle denunce. Il 19,6% si è verificato invece al Centro Italia, mentre Sud e Isole rappresentano insieme il restante 19% degli infortuni denunciati all’Inail. Il calo degli infortuni nel complesso rispetto al 2019 si registra in ogni classe di età, a partire da quella tra i 30 e i 34 anni (-33,0%). La fascia di età con il più elevato numero di casi è la 50-54 anni (16,6%), seguita dalla 45-49 anni (15,0%) e dalla 55-59 anni (13,4%). Quest’ultima, però, è quella ha registrato il maggior numero di casi mortali accertati sul lavoro (24), pari al 24,4% del totale. A dispetto della riduzione rilevata rispetto agli anni precedenti, anche nel 2020 la rischiosità delle costruzioni è rimasta alta rispetto alla media. I casi più gravi, indennizzati in permanente, hanno infatti rappresentato il 13,7% del totale (10,0% in capitale e 3,7% in rendita diretta) contro il 7,8% dell’intera Industria e servizi (6,2% in capitale e 1,6% in rendita diretta). Solo il 2,4% del totale delle denunce riguarda la componente femminile, mentre i casi mortali denunciati (164) riguardano esclusivamente quella maschile.
Tra gli over 50 più dell’80% delle malattie professionali. La forte presenza maschile che caratterizza il settore si rispecchia anche nelle denunce di tecnopatie. La quasi totalità delle 6.616 malattie professionali protocollate nel 2020, infatti, è relativa agli uomini. Oltre il 70% (4.647) hanno interessato lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni e poco più dell’11% (727) gli ultra 65enni, a dimostrazione di un’alta incidenza di patologie tra gli occupati più maturi. I lavoratori più colpiti sono i muratori, i carpentieri, i pavimentisti, i tinteggiatori, gli idraulici e i manovali (63% del totale). Le principali malattie professionali che si manifestano nel settore delle costruzioni sono quelle che interessano il sistema osteomuscolare e il tessuto connettivo (71,6% del totale), quali discopatie e affezioni di sinoviali, tendini, borse, legamenti e tessuti molli causate in particolare da movimenti ripetuti degli arti superiori nonché da fasi di movimentazione manuale, di traino e di spinta di carichi svolte spesso con elevato sforzo fisico e in condizioni posturali inadeguate. Seguono le malattie del sistema nervoso con l’11,0% (soprattutto sindrome del tunnel carpale e disturbi del plesso lombosacrale) e quelle dell’orecchio (10,7%) quali ipoacusia da rumore per l’esposizione dei lavoratori edili a rumori dannosi come il martello pneumatico, le seghe circolari e i compressori. Da evidenziare inoltre che per la presenza di polveri o sostanze dannose, gli edili sono soggetti anche a malattie dell’apparato respiratorio, quali la pneumoconiosi da asbesto e da altre polveri anche contenenti silice, le placche pleuriche e la bronchite cronica.
La dermatite allergica da contatto. Un focus specifico del nuovo numero del mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale Inail è dedicato alla dermatite allergica da contatto, una reazione immunologica provocata da agenti sensibilizzanti (allergeni) contenuti in alcuni prodotti di uso comune nel settore delle costruzioni, come cemento e resina epossidica. A seguito del contatto con la pelle di individui predisposti, la dermatite, generalmente localizzata su mani e avambracci, compare dopo esposizioni ripetute e sono sufficienti minuscole quantità di allergeni per scatenarla. Per prevenirla, l’ideale è sostituire i prodotti contenenti allergeni cutanei con altri che ne sono esenti e, quando ciò non è possibile, modificare le modalità di lavoro in modo tale da evitare qualsiasi contatto con gli operatori. Si raccomandano, inoltre, l’accurata pulizia dei locali di lavoro, il lavaggio frequente delle mani e l’utilizzo di idonei dispositivi di protezione individuale (Dpi), in particolare guanti.