Come cambiano le PMI dopo il Covid-19. Dal PNRR alle nuove azioni d’impresa
Stiamo entrando in un nuovo mondo: uno scenario di business dove chi consuma è sempre più sensibile e attento ai valori della sostenibilità, della diversità, della protezione delle persone e del Pianeta. In questa arena competitiva anche le PMI saranno chiamate a fare “brand activism” o attivismo di marca e a coniugare il business con politiche Purpose-driven, ora più che mai non più semplici retoriche ma veri e propri asset tangibili di produzione del valore anche economico oltre che sociale. Cosa significa in concreto?
Il PNRR ti spinge a essere attivista e Purpose-driven
I cambiamenti in corso e non ultimo il nostro PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) spinge – da qui ai prossimi 5 anni – un po’ tutte le organizzazioni verso l’attivismo di marca per diventare più sostenibili, inclusivi, attenti alle diversità, digitalizzati etc. E le aziende anche le più refrattarie dovranno farlo perché solo così potranno recuperare i fondi del PNRR stesso, là dove ce ne sarà bisogno, e in senso lato il mercato e gli investitori – come molti studi nazionali e internazionali evidenziano – premieranno le aziende purpose-driven, cioè orientate a quello che stiamo dicendo.
Forse non è ancora abbastanza chiaro alle imprese italiane, sia grandi che piccole o medie, ma se non saranno da subito orientate a questi valori e comportamenti concreti non solo non potranno accedere a nessun tipo di finanziamento nel futuro ma saranno fuori dagli interessi primari dei mercati che premieranno solo un certo tipo di organizzazione. La partita dei prossimi 5 anni non si giocherà quindi solo sulla possibilità di avere nuovi incentivi economici, senza dubbio importanti, ma anche e soprattutto farsi trovare pronti da mercati e investitori o finanziatori rispetto a temi e processi non più demandabili: sostenibilità, digitalizzazione, inclusione, transizione ecologica.
Se le PMI non si attiveranno e non saranno autentiche in questo loro “nuovo” posizionamento non solo non saranno premiate dai mercati, ma i pubblici stessi (stakeholders, byers e consumatori finali), le allontaneranno perché percepite come non performanti e al passo con i nuovi tempi, in cui vengono richiesti all’azienda comportamenti e servizi/prodotti davvero attenti ai bisogni delle persone e del pianeta.
PNRR e il nuovo ruolo delle PMI: verso leadership sociali diffuse
Il PNRR e i cambiamenti dei mercati in corso muovono le imprese, che sono fatte di donne e uomini, ad avere anche un management esposto in prima persona. Una nuova leadesrhip che dimostra con azioni concrete le nuove forme di attivismo purpose-driven. Non basteranno quindi i comunicati stampa o le dichiarazioni sul sito aziendale, ma tutti i componenti dell’azienda, soprattutto l’imprenditore e i suoi primi riporti dovranno sviluppare concretamente un nuovo storytelling allineato alle nuove tematiche per portarlo avanti sia sui canali online sia su quelli off-line. Arriviamo così alla necessità di sviluppare nel tempo – sui canali social ma non solo – una leadership sociale diffusa che racconta i nuovi temi di interesse pubblico e allinea e alimenta la reputazione dell’imprenditore e del management che guidano la PMI.
D’altronde, anche questo è un passaggio epocale in corso, perché le Istituzioni arretrano e perdono credibilità e rappresentatività politica, (non a caso le ultime amministrative in Italia hanno visto questo calo di partecipazione allarmante) e allo stesso tempo viene data una responsabilità enorme a PMI, organizzazioni e a leader aziendali che oggi si ritrovano, loro malgrado, ad assumere ruoli di attivismo sociale e di rappresentatività politica. È ripetiamolo, questo è qualcosa a cui le aziende e il management si deve preparare, in coerenza con le richieste del mercato e del nostro PNRR (Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza).
Lo Storytelling e lo Storymaking aiutano le PMI
Posizionamento, reputazione, diffusione dei propri messaggi chiave, leadership diffusa, vanno costruiti con una precisa strategia di racconto (story-telling) e una pianificazione delle azioni che daranno corpo al nuovo racconto della PMI (story-making).
Per farlo, si deve prima ascoltare i propri diversi pubblici, estrapolando gli insight più rilevanti (story-listening).
Poi, si può costruire la narrativa più allineata emotivamente ai pubblici e che possa esaltare la storia della PMI, dell’imprenditore e del suo management.
Ancora, si devono individuare, in un preciso piano media, quali strumenti e canali di comunicazione usare per diffondere la propria storia e portare la nuova narrazione aziendale verso i propri pubblici (interni o esterni).
Infine, si deve stabilire il tempo di esposizione della storia. Bisogna cioè definire per quanto tempo il racconto della PMI dovrà raggiungere i propri pubblici e con quale esperienza d’uso. Un mese, un anno?
Fare un sito, dei podcast, dei video, degli eventi, dove racconto di me e della mia azienda ha senso solo se questi strumenti sono orchestrati in un unico racconto, articolato in un tempo preciso e dato, su diversi media che toccano e si connettono all’esperienza d’uso dei diversi pubblici che voglio coinvolgere nel mio mondo, nel momento in cui questi si informano e si intrattengono.
Allora la narrazione della propria azienda, della propria storia imprenditoriale, del proprio management si unisce alle esigenze del momento storico (i grandi temi che tutti discutono nella agenda pubblica) e tra azienda e stakeholder di riferimento si stabilisce un dialogo fecondo.
E soprattutto, con la propria storia e con questa preparazione che lo storytelling può dare, si potrà dimostrare a investitori, mercati, ed eventuali interlocutori del PNRR di essere già pronti e allineati a tutte le transizioni (umane, digitali e ambientali) che il futuro ci chiede.
Photo by Melanie Deziel on Unsplash
Sociologo della comunicazione e dei media narrativi. Presidente di Storyfactory, Docente “Corporate Storytelling” Università Pavia e Premio Curcio alla cultura 2015 e alla Divulgazione Scientifica nazionale 2019 nelle scienze sociali.