CLIMA – Italia peggiore in Ue per danni da cambiamenti climatici: 50 miliardi in 10 anni
L‘Italia è al primo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea per i maggiori danni economici causati da eventi meteorologici estremi: nel decennio 2013-2022 hanno raggiunto la cifra di 50 miliardi di euro, con una media annua di 5 miliardi di euro. Con un impatto di 284 euro per abitante nel 2022, il nostro Paese supera di gran lunga la media UE di 117 euro pro capite. Questo significa che ogni cittadino italiano sopporta un peso economico 2,4 volte maggiore rispetto alla media europea.
L’allarme è stato lanciato ieri da Confartigianato in occasione della 20° edizione della Convention ‘Energies and Transition Confartigianato High School’, organizzata in collaborazione con i suoi Consorzi energia Caem, CEnPI, Multienergia. L’evento, che si apre oggi a Chia (Cagliari) e proseguirà fino al 27 settembre, fa il punto sulle strategie per sostenere artigiani e PMI nel risparmio sui costi di elettricità e gas, anche puntando su efficienza e sostenibilità ambientale. La tre giorni è occasione di confronto a tutto campo tra Confartigianato, istituzioni, esperti italiani e di livello internazionale per individuare le traiettorie di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale.
La rilevazione effettuata da Confartigianato sui più recenti dati Eurostat e Istat mette in evidenza anche una crescente preoccupazione per gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel 2023 il 58,8% della popolazione italiana ha espresso timori per il riscaldamento globale, rispetto al 40,7% dei cittadini preoccupati per il climate change nel 2013.
L’alta esposizione dell’Italia ai rischi climatici è aggravata dalla scarsa manutenzione e riduzione delle infrastrutture destinate alla difesa del territorio. Nel decennio 2009-2019, gli investimenti pubblici per opere a tutela del territorio in rapporto al PIL si sono dimezzati, per tornare a salire dal 2021, anche grazie al sostegno del PNRR. La spesa di 11,2 miliardi di euro nel 2022 è comunque pressoché pari a quella del 2003 (11,1 miliardi), evidenziando una mancanza di progressi significativi.
Tra le ‘falle’ delle nostre infrastrutture quella del sistema idrico è tra le più eclatanti. Su 8 miliardi di metri cubi di acqua immessi nelle reti comunali, ben 3,4 miliardi (42,4%) vengono dispersi, un volume superiore all’acqua erogata per l’intero Centro-Nord (3,2 miliardi di metri cubi). Le perdite variano a livello territoriale: dal 33,5% nel Nord-ovest al 51,9% nelle Isole, dove la crisi idrica estiva del 2024 è stata particolarmente acuta. Le regioni con le perdite idriche più elevate sono Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%), Sicilia (51,6%), Campania (49,9%), Umbria (49,7%), Calabria (48,7%) e Lazio (46,2%).
“Non c’è più tempo da perdere. Bisogna attuare subito – sostiene il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – prevenzione idrogeologica che affronti in maniera strutturale le fragilità del territorio italiano in cui sono radicate le nostre imprese. L’obbligo di assicurazione anti-calamità è un ulteriore costo per gli imprenditori e non risolve il problema a monte, vale a dire la carenza di interventi di sistemici e coordinati per migliorare la gestione delle risorse naturali e riqualificare le aree a rischio. Dalle indispensabili risposte all’emergenza bisogna passare all’utilizzo delle risorse del Pnrr per azioni di tutela dell’ambiente, con la messa in sicurezza delle zone colpite dal dissesto idrogeologico, la realizzazione di opere e infrastrutture adeguate, la manutenzione ordinaria con controlli costanti per verificare tenuta ed efficienza. In tutto questo, le piccole imprese possono svolgere un decisivo ruolo di ‘sentinelle’ del territorio”.