CGIA – Ritardi pagamento PA: il Nordest è un’isola felice. Grave la situazione al Sud
I ritardi o, peggio ancora, i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione sono solo un brutto ricordo. Almeno a Nordest. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha monitorato una quarantina tra Comuni, Province, Regioni e ULSS del Triveneto arrivando alla conclusione che tutte queste Amministrazioni nel 2020 hanno liquidato in anticipo le fatture ricevute dai propri fornitori rispetto alle scadenze previste dal contratto.
La più virtuosa è l’ULSS 2 della Marca Trevigiana che l’anno scorso ha pagato con un anticipo medio di ben 32,5 giorni. Seguono l’ULSS 6 Euganea con -31,19 e la Provincia di Verona con -29,11. Gli Enti meno “solerti”, invece, sono stati il Comune di Treviso con – 5,21 giorni, la Provincia di Vicenza con -4,26 e, infine, il Comune di Vicenza che ha onorato i suoi impegni di pagamento con “solo”, si fa per dire, 4 giorni di anticipo.
Se il Nordest costituisce un’isola felice, purtroppo, la situazione rimane molto grave soprattutto nel Mezzogiorno. Area dove non sono poche le PMI nordestine che lavorano per le Pubbliche Amministrazioni di questa ripartizione geografica.
L’anno scorso, ad esempio, il Comune di Salerno ha liquidato i propri fornitori con 360 giorni medi di ritardo, il Comune di Napoli con 314, il Comune di Lecce con 85, il Comune di Avellino con 69, il Comune di Reggio Calabria con 65, l’Asl Napoli 1 Centro con 53, l’ASL di Benevento con 52, il Comune dell’Aquila con 51, il Comune di Catania e la Regione Campania entrambe con 48 e il Comune di Palermo con 31. Ancorché l’Amministrazione guidata dal Sindaco Appendino abbia in parte giustificato il risultato ottenuto, segnaliamo che anche lo score del Comune di Torino è stato molto preoccupante: +145 giorni il ritardo medio registrato sempre nel 2020.
Dal 2013, ricorda la CGIA, a seguito del recepimento della normativa europea contro i ritardi di pagamento (Direttiva UE/2011/7), i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra enti pubblici italiani e aziende private non possono superare di norma i 30 giorni (60 per alcune tipologie di forniture, in particolare quelle sanitarie).
Situazione altrettanto grave e del tutto ingiustificabile è quella emersa dall’analisi degli Indicatori di Tempestività di Pagamenti (ITP) dei Ministeri italiani con portafoglio. Nel 2020 la situazione più critica ha riguardato l’Interno che ha saldato le fatture ricevute con un ritardo medio di oltre 62 giorni. Seguono il Ministero della Difesa con oltre 36, lo Sviluppo Economico con quasi 28 e il Ministero delle Infrastrutture con quasi 27. Gli unici dicasteri che hanno anticipato il saldo fattura rispetto alle scadenze previste dalla legge sono il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (-7,27) e gli Affari Esteri (-20,34).
In Italia, ricorda l’Ufficio studi della CGIA, il volume d’affari che ruota attorno alle commesse di tutta la PA ammonta complessivamente a circa 140 miliardi di euro all’anno e il numero delle imprese fornitrici si aggirano attorno a un milione.