CGIA: nel 2023 è crollato l’export a Venezia, ma rispetto al pre-Covid +35,5%
L’anno scorso le esportazioni della Città Metropolitana di Venezia hanno subito una brusca frenata: rispetto al 2022 la caduta è stata del 5,2 per cento. Nessun’altra provincia veneta ha registrato una contrazione percentuale così importante. In termini assoluti le vendite all’estero delle imprese veneziane sono passate da 7,1 miliardi di euro del 2022 ai 6,7 miliardi del 2023 (-371,6 milioni di euro). Tra le 107 province presenti in Italia, per export Venezia si colloca al 27° posto.
Francia, Germania, Stati Uniti, Austria e Olanda sono i primi 5 Paesi di destinazione delle nostre merci: circa la metà del totale dei beni ceduti all’estero “finisce” nelle realtà appena richiamate. Infine, quasi il 62 per cento del nostro commercio estero interessa i Paesi dell’UE. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Quali sono le ragioni della contrazione registrata nel 2023?
“La flessione registrata dal commercio estero veneziano – afferma il Presidente della CGIA, Roberto Bottan – è in massima parte riconducibile al rallentamento della domanda internazionale e allo sgonfiamento dei prezzi alla produzione, collegato alla normalizzazione delle quotazioni delle materie prime. Rispetto al 20191, comunque, la crescita delle esportazioni veneziane è stata del 35,5 per cento. Un risultato, quest’ultimo, nettamente superiore a quello conseguito da tutte le altre sei province venete e più elevato di ben 5 punti rispetto la media nazionale”.
Nel 2023 ancora una volta le calzature e gli articoli in pelle hanno fatto la parte del leone. Le vendite all’estero di questo settore situato prevalentemente lungo la Riviera del Brenta hanno sfiorato gli 859 milioni di euro (+13 per cento rispetto al 2022).
Il secondo prodotto venduto all’estero è costituito dai macchinari – vale a dire motori e turbine diversi da quelli per aeromobili e veicoli, apparecchiature fluidodinamiche, pompe/compressori, rubinetti/valvole, cuscinetti/ingranaggi, forni/bruciatori, macchine sollevamento/movimentazione, attrezzature non domestiche per la refrigerazione/ventilazione, macchine agricole, macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili, macchine e robot per industrie specifiche come l’alimentare, il tessile, la gomma/plastica e altri comparti manifatturieri – che sono lavorati in massima parte dalle aziende meccaniche presenti nel miranese. L’anno scorso questa ultima voce ha “cubato” 808,5 milioni di euro (+6,9 per cento rispetto al 2022).
Male, infine, coke/raffinazione (produzioni presenti in particolare a Porto Marghera) e le bevande che occupano rispettivamente il terzo e quarto posto per volume economico delle vendite all’estero compiute dalle imprese veneziane. Il primo comparto ha registrato un flusso di 487,3 milioni, il secondo di 477,6 milioni di euro. Se il coke/raffinazione è diminuito addirittura del 22,5 per cento, le bevande, invece, “solo” del 2,3 per cento.