Business Angel in Italia: più della metà sceglie di supportare imprese a significativo impatto sociale
Sono più di 1.000, per il 70% operano in Piemonte e Lombardia e nel 2019 hanno investito quasi 55 milioni di euro in imprese innovative: sono i Business Angel italiani, cioè quegli investitori informali in capitale di rischio, che finanziano e supportano una startup promettente, spesso portando, oltre al capitale, la propria esperienza, conoscenze, contatti. Per questo sono tanto importanti per le imprese nella fase iniziale della loro esistenza: i Business Angel, a differenza dei fondi di investimento, investono risorse proprie e per questo spesso la loro motivazione non è esclusivamente finanziaria.
Una ricerca del Social Innovation Monitor (SIM), team di ricerca con base operativa al Politecnico di Torino, in collaborazione con Angels4Impact, Angels for Women, Club degli Investitori, Doorway, Italian Angels for Growth (IAG) e Social Innovation Teams (SIT), restituisce la prima fotografia dei Business Angel italiani, focalizzandosi in particolare sulla motivazione che li spinge: la possibilità di contribuire a generare un impatto sociale con il proprio investimento.
Dal Report emerge che i Business Angel (BA) nel nostro Paese sono esattamente 1014, di cui il 53% appartiene a un Business Angel Group. Della totalità dei BA identificati, il 70% di essi è in Italia Settentrionale (Piemonte e Lombardia). L’area meridionale e quella insulare rappresentano, invece, le zone in cui vi è il minor numero di Business Angel.
Sulla base del campione analizzato, la maggior parte dei Business Angel (il 60%) investe prevalentemente in Italia e, nel solo 2019, si stima che i Business Angel italiani abbiano investito circa 54,4M €. In media, ogni Business Angel investe in 2,5 organizzazioni.
Riguardo ai settori o alle tecnologie su cui maggiormente i Business Angel si sono focalizzati, troviamo in testa i “Digital Services & ICT”, seguiti da “Biotech and Healthcare” e “Fintech & Big Data Tech”.
SIM ha poi distinto i Business Angel in “passive” e “active”. Questi ultimi sono coloro che, oltre all’investimento finanziario, offrono dei servizi aggiuntivi alle startup in cui investono. Tra i servizi più diffusi sono stati rilevati: consulenza su business ethics e CSR, costituzione societaria e formazione imprenditoriale.
Come sottolineato dalla professoressa Elisa Ughetto, co-direttore scientifico della ricerca e docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, «crediamo che una ricerca sull’impatto dei Business Angel italiani sia molto importante per il nostro ecosistema. I Business Angel, infatti, rappresentano un sostegno per lo sviluppo dell’innovazione, aiutano attivamente nella gestione delle imprese in cui investono e portano a esse un significativo valore aggiunto».
Come emerso dalla tavola rotonda durante l’evento di presentazione della ricerca, la figura stessa del Business Angel, fondamentale per lo sviluppo dell’innovazione nel nostro Paese, sta cambiando rispetto al passato e sempre più donne e giovani si affacciano al mondo dell’angel investing. Dalla tavola rotonda è emerso anche che serve promuovere maggiormente l’aggregazione e lo sviluppo di azioni comuni tra Business Angel e che, nonostante ci siano stati notevoli passi avanti rispetto al passato, servono nuove policy che possano sostenere, facilitare e incentivare gli investimenti effettuati dai Business Angel italiani.
Dalla ricerca emerge come molti Business Angel italiani investano mossi non solo da ragioni finanziarie, ma anche sociali: più della metà dei Business Angel che hanno risposto alla survey (il 54%) ha dichiarato, infatti, di supportare anche organizzazioni a significativo impatto sociale.
«Gli investimenti legati all’impact investing stanno aumentando in misura significativa e, grazie anche alla ricerca svolta per questo report, ci sono sempre più evidenze del fatto che anche i Business Angel hanno iniziato a supportare organizzazioni a significativo impatto sociale», ha commentato il professor Paolo Landoni, co-direttore scientifico della ricerca.
La ricerca evidenzia che l’82% dei Business Angel che operano nell’ambito dell’impact investing, è un Impact First Angel, avendo dichiarato di investire in settori sottocapitalizzati o di accettare ritorni economici inferiori a quelli di mercato a favore di ritorni maggiori in termini di impatto sociale.
Infine, le analisi condotte hanno evidenziato che la maggior parte dei Business Angel italiani sono classificabili come “Beginner Angel”, vale a dire investitori che hanno investito in al più 10 organizzazioni, mentre il 21% è classificabile come “Experienced Angel”, investitori con oltre 10 organizzazioni nel proprio portafoglio.