Bucce di banana della mente: pensare troppo non fa bene
Nella frenesia quotidiana è facile cadere vittima dell’overthinking, il costante lavorio della mente. È un fenomeno che può manifestarsi in tre forme principali: rimuginare, iperanalizzare e proiettarsi nel futuro. Questi loop mentali possono trasformarsi in vere e proprie bucce di banana della mente, facendoti scivolare in una spirale di stress che potrebbe portare al temuto burnout.
Numerose ricerche in psicologia sociale, citate dalla Harvard Business Review hanno esaminato gli effetti negativi della rumination sulla salute mentale, e la collegano anche all’ansia cronica e alla depressione. Ma c’è di più. Sono distorsioni cognitive che influenzano la nostra percezione della realtà e le nostre decisioni.
1. Rimuginare
Il rimuginio è quel loop mentale che ti fa riflettere costantemente su eventi passati, in particolare su quelli negativi o angoscianti, che ti impedisce di agire in modo efficace nel presente. Ad esempio, un imprenditore potrebbe rimuginare sul fallimento di un’idea precedente, bloccando così la sua capacità di prendere rischi calcolati per nuovi progetti.
2. Ancoraggio a convinzioni:
Quando basiamo le nostre valutazioni su un punto di riferimento arbitrario e rimaniamo fermi. Ad esempio, un imprenditore negozia il prezzo di vendita di un prodotto con la convinzione di un elevato valore di quel prodotto, senza tenere conto delle condizioni di mercato e del valore percepito dal cliente, il chè potrebbe rendere difficile concludere positivamente l’affare.
Oppure, cercare conferma delle nostre opinioni radicate, dando maggior peso alle informazioni che supportano le nostre convinzioni, ignorando o minimizzando quelle che le contraddicono. Ad esempio, un imprenditore convinto delle proprie capacità gestionali potrebbe ignorare dati di inefficacia organizzativa e produttiva.
3. Iperanalisi:
analizzare i dati è fondamentale per prendere buone decisioni. Ma dedicarvi troppo tempo può essere un alibi per non decidere e non agire.
4. Procrastinare:
Si verifica quando ritardiamo decisioni importanti o l’esecuzione di attività, per ansia, pigrizia, o paura del fallimento. Ad esempio, un professionista potrebbe procrastinare l’avvio di un nuovo progetto per timore di non essere all’altezza delle sfide lungo il percorso. La psicologia sociale ha indagato la natura del procrastinare, e l’ha collegata al timore del giudizio sociale, all’eccessiva dipendenza dall’approvazione degli altri e alla difficoltà a darsi priorità.
Per interrompere questo ciclo è importante spostare il proprio obiettivo da “perfetto” a “abbastanza buono”. Accettare che non tutto deve essere perfetto ti permetterà di puntare a risultati soddisfacenti anziché perseguire la perfezione, liberandoti così dalla paralisi.
5. Timore del Futuro:
Può ostacolare la nostra capacità di prendere decisioni audaci e innovative. Ad esempio, un imprenditore potrebbe rinunciare a opportunità di crescita e sviluppo per l’azienda, a causa dell’incertezza economica.
6. Avversione alla Perdita:
Chi teme il futuro spesso dà maggior peso al rischio di subire una perdita rispetto alla possibilità di ottenere un guadagno maggiore o equivalente. Immaginiamo una imprenditrice che si trova di fronte alla decisione di investire in un nuovo progetto innovativo. Nonostante i dati di mercato suggeriscano l’investimento, potrebbe essere riluttante a rischiare di perdere il capitale.
Per spezzare questo loop è fondamentale prendere una pausa attiva. Dedicare 15-30 minuti al giorno per confrontarsi con questi pensieri negativi e applicare strategie mirate per liberartene.
Non lasciare che le bucce di banana della mente ti facciano inciampare nel tuo cammino verso il successo e il benessere.
La frase su cui riflettere
“Sono vecchio. Nella mia vita ho immaginato migliaia di problemi, che non si sono mai verificati” George Bernard Show