Bozza della Legge di Bilancio 2025, quali le novità significative per le PMI?

 Bozza della Legge di Bilancio 2025, quali le novità significative per le PMI?

Foto di Sergio D’Afflitto, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=152185367

Le piccole e medie imprese stanno affrontando un’ennesima fase di stallo in diversi settori, come quello dell’automotive. A questo si aggiunge la recessione dell’economia tedesca e l’instabilità geopolitica causata dai conflitti sul suolo europeo e in Medio Oriente. La manovra del 2025 rappresenta quindi un momento cruciale per il futuro del nostro Paese; l’economia deve ripartire altrimenti il gap con le altre nazioni rischia di diventare un divario insanabile.

Se da una parte il decreto economico fiscale, contiene aspetti positivi quali l’attenzione rivolta alle misure per la transizione energetica e digitale, l’opinione degli imprenditori è che ci si trovi di fronte a qualcosa di “tiepido” e ancora troppo lontano dalle esigenze delle piccole e medie imprese.

Anzi qualcosa che l’industria ha “già visto”. La bozza della Legge di Bilancio 2025 non introduce, infatti, nuove e significative agevolazioni fiscali per le PMI rispetto a quanto già esistente.

Manca una visione di politica industriale di cui il Paese ha assolutamente bisogno.

Senza dubbio apprezzabili la conferma di misure come il taglio del cuneo fiscale e la detassazione dei premi di produttività, la proroga per tre anni della deduzione “rafforzata” del costo del lavoro dei neoassunti e il rifinanziamento della legge Sabatini, ma per le PMI non sono previsti nuovi strumenti di impatto fiscale immediato che invece avrebbero potuto e dovuto dare una vigorosa spinta al tessuto produttivo italiano.

Nel documento si discute principalmente di “proroghe”, consolidamenti di misure già esistenti – come gli incentivi per assunzioni nel Mezzogiorno – ma mancano appunto novità sostanziali in termini di agevolazioni fiscali innovative o espansive.

Inoltre, si parla anche di una riduzione dell’IRES per le aziende che investono in transizione ecologica, ma non è ancora chiaro se sarà limitato solo ad alcuni specifici settori.

Comunque, se l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo è un passo nella giusta direzione per rendere l’Italia sempre più competitiva, è però fondamentale che questi investimenti siano accompagnati da politiche che supportino un ecosistema favorevole al “fare impresa” e questo passa dalla collaborazione tra pubblico e privato e da un dialogo sempre più aperto e costruttivo tra le parti sociali.

Nel nostro Paese, è importante rimettere al centro anche la politica energetica. Serve una spinta, in primis, attraverso la riduzione dell’impatto fiscale e parafiscale (oneri) a beneficio immediato delle PMI, che pagano di più la materia prima a causa del mix di approvvigionamento delle energie primarie, ma anche attraverso lo sviluppo di fonti innovative come il nucleare di ultima generazione.

Infine, la manovra dovrebbe includere misure più incisive per la semplificazione burocratica. La complessità delle normative e la lentezza dei processi amministrativi rappresentano ancora oggi un ostacolo significativo per le imprese. Una maggiore efficienza burocratica non solo faciliterebbe l’attività imprenditoriale, ma attrarrebbe anche investimenti esteri, contribuendo alla crescita economica del Paese.

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