Aspettando le disposizioni complementari al Testo Unico Doganale (TULD) in Gazzetta Ufficiale: le criticità delle ultime modifiche per le imprese commentate dagli esperti
A seguito dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri delle modifiche al Testo Unico Doganale (TULD), che segue di un anno la Legge delega fiscale, emergono alcune criticità che pongono il testo in contrasto con la direzione che l’Unione Europea sta prendendo a seguito dell’approvazione della Riforma dell’Unione Doganale.
L’analisi del nuovo schema di decreto legislativo – che introduce disposizioni complementari al Codice Doganale dell’Unione e una revisione del sistema sanzionatorio in materia di accise e imposte indirette – lascia emergere una serie di problematiche che rischiano di aggravare, piuttosto che semplificare, il rapporto tra imprese e dogane.
“Abbiamo osservato una disconnessione tra il testo e la realtà operativa delle aziende. La normativa, seppur ambiziosa nelle intenzioni, sembra orientata più a servire le esigenze dell’amministrazione flnanziaria che a sempliflcare le attività delle imprese. Si tratta di un approccio che ordina, piuttosto che dialogare con chi opera sul campo”, affermano Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, consulenti doganali co-fondatori delle società di consulenza C-Trade e Overy.
Il Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane, Roberto Alesse, ha descritto la riforma come un “ponte verso l’Europa”. Ed in effetti l’Europa, con l’approvazione lo scorso anno della Riforma dell’Unione Doganale ha segnato una svolta verso la digitalizzazione e semplificazione dei processi, la centralizzazione delle informazione grazie ad un data hub in grado di raccogliere e rendere facilmente reperibili dati con margini di errore minimi, l’apertura verso l’e-commerce, con una tassazione agevolata per prodotti con un valore relativamente basso.
Come si muovono invece le nuove disposizioni che modificano il Testo Unico nazionale?
Le modifiche al testo unico inaspriscono le sanzioni del contrabbando per dichiarazioni infedeli o omesse, non tenendo conto delle complessità operative del commercio moderno.
L’inclusione dell’IVA tra i cosiddetti “diritti di confine”, appare in contrasto con l’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che fin dal 1988 ha chiarito che l’IVA non dovrebbe essere considerata un diritto di confine.
“La nuova normativa agisce sull’oggetto – l’imposta – anziché sul soggetto responsabile, e ciò crea un potenziale conflitto con le giurisdizioni europee, complicando ulteriormente la vita delle aziende”, spiegano i consulenti.
Un altro aspetto critico riguarda le importazioni di beni destinati a Paesi UE, per le quali la dogana potrà richiedere garanzie che verranno trattenute se non verrà fornita entro 45 giorni la prova documentale dell’avvenuto trasferimento. “Questa disposizione sembra riproporre dinamiche operative ormai superate, con il rischio di un ritorno alla rigidità burocratica del 1993”, sottolineano Iannuzzi e Massari.
“La strada verso l’Europa richiede una dogana più snella, aperta e allineata con le esigenze del tessuto produttivo nazionale”, aggiungono i due esperti.
E in effetti, al tessuto economico del nostro Paese serve una riforma che rappresenti un passo avanti verso una dogana moderna, che cooperi con le imprese e che riconosca il valore della formazione continua e della competenza pratica. Le nuove disposizioni, invece, sembrano mantenere lo status quo, innalzando barriere e ostacoli amministrativi.
Si attende ora la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, nella speranza che modifiche dell’ultimo minuto possano migliorare un testo problematico.