Allianz Trade: l’Italia delle Imprese 2023
I tassi di interesse continuano a pesare sulle prospettive economiche
Al contempo, anche la liquidità delle famiglie è in diminuzione, con un tasso di risparmio sceso al minimo storico del 7,3% del reddito disponibile a fine 2022 (e molto al di sotto della media storica del 12,7%) per compensare la perdita di potere d’acquisto.
Un’altra forma di sostegno della domanda proviene dai crediti d’imposta per l’efficienza energetica degli alloggi (“superbonus” e “bonus facciate”), dalle misure di sostegno governativo introdotte per mitigare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia e dai progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che sosterranno le prospettive di investimento.
Export: il traino del Made in Italy con il rischio di insolvenza delle controparti estere
Allianz Trade prevede che il commercio globale crescerà lentamente in termini di volumi (+0,7% contro il +3,8% del 2022) e avrà una contrazione in termini di valore (-0,1% contro il +9,7% del 2022).
In un contesto in chiaroscuro gli esportatori italiani vedono un quadro più fosco, ma le vendite continueranno a crescere. Nel nostro sondaggio sul commercio globale 2023 abbiamo analizzato il sentiment di 3.000 imprese in 7 paesi tra cui l’Italia. Circa il 70% delle aziende si aspetta un aumento del fatturato generato dalle esportazioni nel 2023, rispetto al quasi 80% nel sondaggio dell’anno scorso e al 94% prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Un’impresa su due prevede un moderato aumento del fatturato, compreso tra il 2% e il 5%, rispetto alla crescita a doppia cifra registrata nel 2022. Le aziende dei paesi più colpiti dalla crisi energetica, tra cui l’Italia, sono le meno ottimiste per l’onda lunga dei costi dell’energia.
“Nonostante il contesto economico, prevediamo che il Made in Italy nel 2023 porterà una crescita di export addizionale in valore pari a circa 50 miliardi di euro, con il 43% proveniente principalmente da Germania, Francia, Usa, Svizzera e UK. Quest’anno sarà ancor più necessario lavorare con i giusti partner, visto il rimbalzo delle insolvenze che cresceranno del 21% a livello globale” – afferma Luca Burrafato, Responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Allianz Trade.
In Europa, nel 2023 è atteso un numero di insolvenze pari a 59.000 in Francia (+41% a/a), 28.500 nel Regno Unito (+16%), 17.800 in Germania (+22%) e 8.900 in Italia (+24%). Negli Stati Uniti, nel corso dello stesso anno si prevede un aumento del 49% a causa delle condizioni di credito più restrittive e del previsto forte rallentamento economico, che implicherebbe un ritorno a oltre 20.000 insolvenze all’anno.
L’Italia è il primo beneficiario, in termini assoluti, degli strumenti del Next Generation EU: 191,5 miliardi di euro (il 26,5% del totale e il 10,7% del PIL italiano) da utilizzare nel periodo 2021-2026, di cui 68,9 miliardi di euro a fondo perduto.
Ma le sfide del Paese sono numerose e toccano anche tutti gli aspetti del mondo del lavoro e demografici. Citandone solo alcuni, ad esempio la mancanza di un reddito stabile e la bassa crescita dei salari reali ha contribuito al rinvio della maternità e ai bassi tassi di natalità in Italia in particolare. Il Belpaese registra anche bassi tassi di occupazione dei giovani dopo il completamento degli studi all’interno dell’UE con meno del 60% dei giovani tra i 20 e i 34 anni stabilmente occupati nei primi tre anni dopo il completamento degli studi, rispetto all’87% della Svezia e al 79% della media UE. Inoltre, gli sforzi fatti per raggiungere un livello di istruzione superiore non sembrano pagare significativamente sul mercato del lavoro: solo il 68% dei laureati ha un’occupazione stabile a tre anni dalla laurea, rispetto all’85% della media dell’UE e al 94% della Germania.
“Anche se le sfide che ci attendono sono immense e saranno necessari grandi sforzi, sarà sempre più essenziale che tutti i Governi, così come anche in Italia, lavorino con efficacia alla promozione di politiche attive per la famiglia e che siano di supporto tra le generazioni, senza prescindere da un ragionamento più ampio intorno al mercato del lavoro” – conclude Ludovic Subran.