Alberto Baban: «Per esportare le aziende devono essere digitali»
#DigitalTalk con Alberto Baban, presidente Piccola Industria di Confindustria (nella foto sopra).
Domanda: Un’azienda che intende approcciare un mercato internazionale deve innanzitutto confrontarsi con una serie di barriere quali cultura, lingua, economia, legislazione, sistema economico e istituzionale; il superamento di queste barriere può comportare costi notevoli e tempi lunghi, soprattutto se non si affronta l’internazionalizzazione partendo da una strategia che abbia come obiettivo generale una redditività a lungo termine.
Possono i canali di comunicazione web, e in particolare i Social Media essere la risposta per favorire l’internazionalizzazione delle PMI aiutando a superare tali barriere?
Risposta: «È in atto la quarta Rivoluzione industriale, la più grande rivoluzione della storia occidentale e del business mondiale. In ogni istante 2,6 miliardi di persone sono collegate in rete (un dato che secondo uno studio di Unioncamere arriverà a 6 miliardi entro il 2020). È indubbio quindi che il web e i social media possano servire da amplificatori per far arrivare la voce delle imprese italiane, e i loro prodotti, nel mondo.
Per esempio le aziende, anche piccole e piccolissime, attive su internet che nel periodo di crisi hanno esportato lo hanno fatto con risultati di gran lunga maggiori rispetto a chi sul web non c’era. Il paradosso però è che le PMI italiane che hanno un proprio sito internet sono al metà di quelle di Spagna e Portogallo, e 4 imprenditori su 10 sono ancora convinti di non aver bisogno di internet nella propria azienda.
In generale web e social media aiutano, ma non sono sufficienti tuttavia per superare le barriere che le imprese incontrano sui mercati, è necessario diffondere una cultura dell’innovazione che passa tanto per l’internazionalizzazione quanto per le nuove tecnologie digitali. Per le piccole e medie imprese, per lo più a conduzione familiare, questo salto sembra più difficile anche perché richiede specifiche risorse e investimenti mirati. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo i voucher per l’internazionalizzazione introdotti dal Mise nell’ambito del Piano straordinario per il Made in Italy, che favoriscono l’inserimento in azienda di un “temporary export manager”, una figura professionale che le aiuti a delineare un piano di sviluppo per l’export, a individuare le migliori destinazioni in base anche alle caratteristiche dell’azienda e a strutturare un ufficio dedicato».
Il livello di digitalizzazione delle aziende italiane e del territorio stesso non è paragonabile a quello dei competitor internazionali. Oltre alle infrastrutture manca una piano specifico di informazione e formazione per gli imprenditori, sui temi e le opportunità del digitale.
Cosa è necessario fare secondo lei, e/o cosa sta facendo Confindustria rispetto a queste tematiche?
«Il digitale non è più confinato solo a internet, tablet, smartphone, app, etc., ma è da tempo entrato in contatto col mondo degli oggetti fisici, arrivando addirittura a governarlo. Si sente sempre più parlare di “fabbrica digitale”, industria 4.0, smart factories, a testimonianza dell’incontro del mondo virtuale con il mondo fisico della produzione e della manifattura. Per questo è fondamentale promuovere, e non solo ai fini dell’internazionalizzazione, l’Agenda Digitale italiana: lo sviluppo della manifattura 4.0 e dell’e-commerce dipendono molto dai provvedimenti a favore dello sviluppo delle tecnologie, dell’innovazione e dell’economia digitale. E tutto ciò non si può realizzare senza la banda larga.
Allo stesso tempo è fondamentale promuovere tra le imprese le opportunità offerte dall’adozione delle tecnologie digitali, come ad esempio, nel caso del manifatturiero, per gli investimenti nella “fabbrica digitale”.
Confindustria, con il supporto di imprenditori di successo e di esperti del settore ICT, ha avviato una serie di incontri sul territorio per avvicinare le imprese all’utilizzo delle tecnologie digitali, illustrando agli imprenditori quali siano i reali vantaggi conseguibili grazie alla loro adozione.
Stiamo altresì accompagnando le nostre imprese all’utilizzo dei finanziamenti europei per lo sviluppo e la gestione di iniziative a supporto dell’ICT, Horizon2020, aiutandole a partecipare ai vari bandi con numerose iniziative di diffusione e di aggregazione sul territorio.
Infine, occorre investire in formazione, training permanente, riqualificazione e aggiornamento professionale per l’inserimento di figure professionali che favoriscano maggiori sinergia e vicinanza ai nuovi strumenti digitali.
Nelle classifiche dell’OECD per l’alfabetizzazione digitale e la propensione all’utilizzo delle tecnologie digitali nelle imprese l’Italia, infatti, è ancora molto indietro».
Ciò che rende però il web uno strumento potente per le aziende, è il fatto di poter creare nuove relazioni a costi ridotti, cercare nuovi clienti, ma anche fare in modo che siano i clienti a trovare l’azienda.
In base all’esperienza che ha accumulato con le PMI, qual è la relazione tra digitalizzazione e internazionalizzazione nel nostro Paese?
«Chi resta chiuso nelle logiche del mercato locale soffre sempre di più. A fronte di un dato invariato – o in calo – relativo al fatturato nazionale, infatti, si è registrato un aumento di quello generato all’estero. Le PMI hanno tutti gli strumenti per proiettarsi all’estero, possono e devono diventare globali.
Lo stesso vale per il digitale: quelle imprese che hanno capito l’importanza di essere sul web hanno performance migliori di chi non c’è. Lo studio di Unioncamere mette in evidenza che per le PMI che hanno una presenza attiva sul web si registra un incremento della produttività del 10% e che il fatturato delle imprese online cresce di 5,7 punti percentuali in più rispetto alle imprese offline.
La relazione tra digitalizzazione e internazionalizzazione risulta ancora più evidente proprio con le imprese export oriented, che si rivelano un passo in avanti anche rispetto all’adozione di nuove tecnologie che rendono possibile una penetrazione commerciale più incisiva sia sui mercati esteri che su quello interno. L’internazionalizzazione per le PMI è la via per crescere e, nello stesso tempo, un incentivo per aprirsi alle nuove tecnologie».
Gabriele Carboni lavora con Philip Kotler, padre del marketing moderno, progettando il futuro del marketing. Kotler lo riconosce come guida nell’Impact Marketing. Carboni è noto come “Game-changer” nelle strategie di marketing digitale e influencer di spicco nel marketing in Italia. È coautore con Kotler di “Essentials of Modern Marketing” e del libro “Doers & Dreamers” con Seth Godin e altri esperti. Ha molti anni di esperienza in strategia di marketing digitale, è consulente, formatore e speaker a livello internazionale.