Al via Futurae, per promuovere e conoscere le imprese migranti
Formare, accompagnare nei primi passi e conoscere meglio l’imprenditoria migrante, volano di autonomia, occupazione, sviluppo dei territori e internazionalizzazione.
Questi gli obiettivi di Futurae, progetto nato dalla collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Unioncamere, finanziato dal Fondo Nazionale Politiche Migratorie.
Con Futurae, prende il via in questi giorni un programma di formazione e affiancamento presso una serie di Camere di Commercio attive in 18 province italiane: Biella-Vercelli, Torino, Como-Lecco, Milano Monza e Brianza, Pavia, Padova, Venezia-Rovigo, Verona, Modena, Reggio Emilia , Roma, Caserta, Bari e Cosenza.
Rivolgendosi a un’ampia platea di aspiranti imprenditori composta da migranti, seconde generazioni e cittadini dell’Unione Europea, le Camere di Commercio li inseriranno in percorsi di orientamento e di valutazione della propensione imprenditoriale, al termine dei quali una parte di loro accederà a iniziative di accrescimento delle competenze tecniche, organizzative, commerciali e normative rispetto al contesto economico-imprenditoriale italiano. Dopo essere stati così formati, gli aspiranti imprenditori saranno affiancati nello sviluppo dei business plan, nell’individuazione di canali di finanziamento e nell’accesso al credito. Infine, verranno selezionati e accompagnati allo startup i progetti più sostenibili, per creare nuove aziende a titolarità migrante o mista.
A queste azioni sui territori, il progetto Futurae ne affiancherà altre a livello nazionale per studiare le caratteristiche e le potenzialità dell’imprenditoria migrante, anche nei suoi rapporti con il resto del sistema produttivo, in modo da poter orientare meglio politiche e interventi. Sarà questo il compito di un Osservatorio nazionale sull’inclusione socioeconomica e finanziaria, che metterà a fattore comune i dati già in possesso delle Camere di commercio, realizzerà ulteriori indagini e pubblicherà un rapporto con i risultati. Infine, verrà attivato un cruscotto digitale interattivo per navigare tra i dati delle imprese migranti e si darà attuazione al “cassetto digitale dell’imprenditore”, con documenti e informazioni di interesse per i titolari stranieri.
“L’integrazione si realizza anche in percorsi di autoimpiego e imprenditorialità che contribuiscono allo sviluppo dell’intero sistema produttivo. Il progetto Futurae mira a favorire l’autonomia e la qualificazione di chi ha scelto l’Italia per dare gambe alle proprie aspirazioni, ma anche a mettere questa energia al servizio di tutta la comunità”, commenta Stanislao Di Piazza, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali. “Le imprese non sono isole, vivono dello scambio continuo con le persone e i territori che le vedono nascere e crescere. Anche per questo – sottolinea Di Piazza – abbiamo aperto il progetto a migranti e italiani, che potranno formarsi insieme e magari unire buone idee, capacità e sforzi in imprese comuni, laboratori di vera inclusione”.
“Oggi ci confrontiamo con imponenti flussi migratori e vale allora la pena ricordare che, oltre alle politiche di accoglienza, vanno messi in campo strumenti e politiche di integrazione a basso costo per il nostro paese”, commenta il Presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Ancora di più oggi, che ci confrontiamo con i problemi connessi all’emergenza sanitaria. Tra queste azioni, quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale, in cui le Camere di Commercio giocano un ruolo importante a favore di quanti vogliono trasformare una buona intuizione in un progetto di vita e di lavoro”.
Secondo gli ultimi dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base dei registri delle Camere di Commercio, le imprese migranti sono oltre 621 mila, il 10% delle imprese registrate in Italia, concentrate prevalentemente nel Commercio all’ingrosso e al dettaglio (oltre 210 mila imprese), nelle Costruzioni (quasi 142 mila) e nei Servizi di alloggio e ristorazione (circa 52 mila). Si tratta prevalentemente di ditte individuali (oltre 475 mila, il 76%) e i Paesi d’origine più rappresentati tra i titolari sono, nell’ordine, Marocco, Cina e Romania.