Aggiornamento Analisi Settori Industriali Intesa Sanpaolo-Prometeia: ricavi in leggera frenata nei primi 4 mesi del 2024
Il fatturato manifatturiero si conferma su livelli elevati, nonostante un calo tendenziale tra gennaio e aprile 2024 (-2.6%), legato anche al rientro dell’inflazione (-2.1% i prezzi alla produzione nei primi 5 mesi del 2024).
Il calo dei prezzi di listino, guidato dai produttori di intermedi, riguarda ormai la maggior parte dei settori, fatta eccezione per deboli spinte inflattive ancora presenti nella Farmaceutica, nei Mobili, negli Autoveicoli e moto, nel Sistema moda e in altri comparti posizionati a valle della filiera manifatturiera.
Il fatturato corretto per l’inflazione si presenta stabile sui livelli 2023 (-0.4% tendenziale nei primi 4 mesi del 2024) e superiore al pre-Covid (+5.6%). La crescita di Largo Consumo (+10.1% tendenziale), Farmaceutica (+4.2%) e Alimentare e bevande (+2.2%), trainata dai mercati esteri, e il recupero dai minimi di Intermedi chimici (+4.8%) e Metallurgia (+4.2%), compensano in parte il calo dei livelli di attività degli altri settori, dai produttori di durevoli (sia per la casa sia per la mobilità) alla Meccanica, che sconta l’incertezza attorno al nuovo pacchetto di incentivi (Transizione 5.0).
Le prospettive per la seconda parte dell’anno vedono una modesta ripresa del ciclo manifatturiero. A fronte di un indice di fiducia delle imprese monitorato dall’Istat che resta in territorio negativo nella rilevazione di giugno, il saldo delle attese sulla produzione è positivo per i beni strumentali e di consumo, e si è stabilizzata la caduta degli ordini rivolti ai produttori di intermedi.
Il rientro dell’inflazione e le dinamiche del mercato del lavoro dovrebbero portare a una ripresa moderata dei consumi interni nel secondo semestre, come sembra anticipare il miglioramento della fiducia dei consumatori degli ultimi due mesi. Un contributo positivo potrà giungere anche dai flussi del turismo internazionale.
Lo sblocco degli incentivi legati al piano Transizione 5.0 e la presenza di condizioni di finanziamento più favorevoli, grazie alla progressiva riduzione dei tassi di interesse, potranno invece riattivare gli investimenti in beni strumentali e software, dopo la debolezza degli ultimi trimestri.
Le attese di ripresa del commercio internazionale, in uno scenario comunque caratterizzato da numerosi rischi al ribasso, alimentano buone prospettive per l’export Made in Italy. Determinanti, ancora una volta, saranno i mercati extra-Ue, che hanno trainato le vendite estere nel 2023, ma la graduale ripresa dell’economia tedesca, ancora in forte difficoltà in questa prima parte del 2024 (-5.3% il calo tendenziale della produzione manifatturiera nel periodo gennaio-maggio, -12.4% sul 2019), potrebbe progressivamente rivitalizzare anche gli scambi intra-Ue.
L’analisi dei risultati di bilancio 2022 delle 4 principali manifatture europee ha confermato segnali di convergenza sempre più evidenti fra l’Italia e i competitor di Germania, Francia e Spagna sul fronte della crescita e della redditività, grazie al consolidamento dei processi di patrimonializzazione e all’efficientamento dei processi aziendali. Le ampie risorse finanziarie a disposizione delle imprese italiane stanno favorendo resilienza di fronte a dinamiche globali ancora incerte e a un’evoluzione ancora debole del ciclo industriale a livello europeo, con la sola eccezione della Spagna.
Il fatturato manifatturiero si conferma su livelli di massimo storico, nonostante il rientro dei prezzi
Il fatturato a valori correnti dell’industria manifatturiera italiana continua a oscillare su valori di massimo storico collocandosi, nella media dei primi 4 mesi del 2024, su livelli che superano del 22.4% quelli del corrispondente periodo 2019. In termini tendenziali, invece, il calo è stato del 2.6% e coinvolge sia la componente estera del giro d’affari (-1.5%) sia, soprattutto, quella interna (-3.5%), a fronte di un graduale sgonfiamento della spirale inflattiva.
Il ritocco verso il basso dei listini di vendita è guidato dai produttori di intermedi (si va dal -3% di calo tendenziale dei prezzi dei Prodotti e materiali da costruzione, nei primi 5 mesi dell’anno, al -10% della Metallurgia), ma coinvolge ormai la maggior parte dei settori. Tra i produttori di beni di consumo, spicca il calo dei prezzi dell’Alimentare e bevande (-0.8%), tra i più impattati dalle dinamiche inflazionistiche nel corso del 2023. Fanno eccezione le deboli spinte inflattive ancora presenti nei settori Farmaceutica (+1.8%, sempre nel periodo gennaio-maggio), Mobili (+1.6%), Autoveicoli e moto (+1.1%), Sistema moda (+0.9%) e in altri comparti posizionati a valle della filiera manifatturiera.
Il fatturato deflazionato, complessivamente stabile sui livelli 2023, è in crescita per Largo consumo, Farmaceutica, Alimentare e bevande e in recupero per Intermedi chimici e Metallurgia
Il fatturato manifatturiero corretto per l’inflazione si presenta pressoché stabile sui livelli 2023 (-0.4% tendenziale nei primi 4 mesi del 2024), e superiore al pre-Covid (+5.6% nel confronto con il periodo gennaio-aprile 2019).
Il ranking settoriale vede in testa il Largo Consumo (+10.1% tendenziale), che grazie alla cosmesi continua a macinare record sui mercati esteri e a beneficiare di una migliore tenuta dei consumi interni, rispetto ad altri beni voluttuari più penalizzati dai tagli di spesa in un contesto ancora inflattivo e incerto. Tra questi spiccano i beni del Sistema Moda, con fatturato a prezzi costanti in calo del -8.5% per via della debolezza della domanda interna e nei principali paesi europei. In territorio negativo anche i beni durevoli per la casa, Elettrodomestici (-3.7%) e Mobili (-3.4%), dopo la brillante crescita che li ha contraddistinti nel periodo pandemico.
La spinta dell’export ha sostenuto anche la crescita del fatturato deflazionato di Farmaceutica (+4.2%) e Alimentare e bevande (+2.2%), nel periodo gennaio-aprile.
Emergono deboli segnali di recupero dei settori produttori di beni intermedi: tra gennaio e aprile, i settori più dinamici per fatturato a prezzi costanti sono stati gli Intermedi chimici (+4.8%), con un traino maggiore della chimica specialistica, e la Metallurgia (+4.2%), dove spicca soprattutto la performance dei metalli non ferrosi, attivati dalla doppia transizione e dal contesto di incertezza che spinge le vendite di preziosi. Sostanzialmente stabile sui livelli 2023 l’Elettrotecnica (-0.3%).
Ancora in calo il fatturato deflazionato dei Prodotti e materiali da costruzione (-1.1%), ma con minore intensità rispetto all’ultima parte del 2023. La caduta è attribuibile al comparto del vetro/ceramica, a fronte di una performance positiva dei materiali da costruzione (+2.2%), che nei primi mesi del 2024 hanno beneficiato della coda dei lavori incentivati con Superbonus 110% e del buon andamento degli investimenti in opere pubbliche legati al PNRR.
Nella parte bassa del ranking si posizionano anche Altri Intermedi (-1.3%), Prodotti in metallo (-2.6%), Meccanica (-3.8%) ed Elettronica (-9.5%), penalizzati da un nuovo rallentamento degli Autoveicoli e moto (-4.3%) e dai ritardi nell’implementazione del piano Transizione 5.0.
Prospettive di modesta ripresa del ciclo manifatturiero, sostenuta dal mercato interno…
Gli indicatori anticipatori stanno fornendo segnali contrastanti, a testimonianza del momento di grande incertezza che ancora contraddistingue il contesto operativo manifatturiero.
L’indice di fiducia delle imprese monitorato dall’Istat resta in territorio negativo nella rilevazione di giugno, ma emerge qualche segnale di una possibile inversione ciclica. Il saldo delle attese sulla produzione è infatti positivo per i beni di consumo e strumentali, e si è stabilizzata la caduta degli ordini rivolti ai produttori di intermedi.
I consumi interni sono attesi in ripresa moderata nel secondo semestre, sostenuti dal progressivo rientro dell’inflazione e dalle dinamiche del mercato del lavoro, che favoriranno il recupero del potere d’acquisto. A conferma, la fiducia dei consumatori è salita più del previsto in giugno, per il secondo mese consecutivo. Un contributo ai consumi interni potrà giungere anche dai flussi del turismo internazionale.
La presenza di condizioni di finanziamento più favorevoli, grazie al taglio dei tassi di interesse, potrà inoltre rivitalizzare gli investimenti in beni strumentali e software, dopo la debolezza degli ultimi trimestri. L’indagine sulle condizioni d’investimento di giugno segnala giudizi ancora negativi, seppure in lieve miglioramento. Le prospettive restano più incerte sul fronte degli investimenti in mezzi di trasporto e in costruzioni, dopo il ridimensionamento del Superbonus 110%. La performance 2024 è strettamente correlata ai tempi di completamento dei cantieri non ancora ultimati e all’intensità degli investimenti nel genio civile finanziati dal PNRR.
…e dalla ripartenza del commercio mondiale, pur di fronte a uno scenario denso di rischi
In apertura di 2024 sono emersi segnali di ripresa del commercio mondiale, soprattutto per i beni di consumo. Anche i beni intermedi stanno comunque beneficiando di una progressiva ripartenza degli scambi, favorita dalla riattivazione del ciclo scorte dopo l’attendismo che ha caratterizzato il 2023, con prezzi delle commodity in calo e politiche di generale smaltimento dei magazzini.
In questo contesto, le esportazioni italiane di beni manufatti sono cresciute del 2% tendenziale tra gennaio e aprile, a prezzi costanti e sono rimaste pressoché stabili a prezzi correnti (+0.6%), con un buon traino degli Stati Uniti. Lo scenario per la seconda metà dell’anno resta però denso di rischi al ribasso sulla crescita, legati al persistere di tensioni geopolitiche diffuse e, più in generale, al clima di incertezza che caratterizza il ciclo economico mondiale, a partire da Stati Uniti e Cina, due mercati chiave per l’export Made in Italy. La graduale ripresa dell’economia tedesca potrebbe progressivamente rivitalizzare gli scambi intra-Ue, ma gli effetti saranno maggiormente visibili dal 2025.
Le buone condizioni economico-finanziarie del manifatturiero italiano favoriranno la resilienza delle imprese, all’interno di un contesto ancora difficile per l’industria europea
L’analisi dei bilanci europei 2022 conferma miglioramenti significativi delle condizioni economico-finanziarie delle imprese manifatturiere italiane, verso livelli di margini, redditività e patrimonializzazione che convergono sempre di più a quelli dei competitor europei di Germania, Francia e Spagna.
In particolare, si è osservata un’ottima capacità di generare flussi finanziari. Dietro la spinta dei settori produttori di intermedi, l’Ebitda ha toccato nuovi massimi storici che, combinati all’elevata patrimonializzazione e alle ampie riserve di liquidità accumulate durante gli anni pandemici, hanno consentito alle imprese di limitare il ricorso a nuovo indebitamento e di preservare un equilibrio in termini di leverage e di sostenibilità del debito.
Questo processo di rafforzamento economico-patrimoniale lascia le imprese più solide e resilienti, sia nell’adattarsi alle dinamiche globali sia nell’affrontare un contesto competitivo che si rivela ancora difficile a livello europeo, con le principali manifatture dell’area ancora in ripiegamento produttivo nella prima parte dell’anno, ad eccezione della Spagna.