Adeguati assetti nelle piccole imprese: da mero adempimento a opportunità, sfruttando le buone prassi e i modelli organizzativi esistenti
Il Codice della Crisi (D. Lgs. 14/2019) ha innovato l’art. 2086 del Codice Civile introducendo l’obbligo per le società di creare e mantenere un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile e ha previsto all’art. 3, per le imprese individuali, l’obbligo di adeguate misure idonee a rilevare tempestivamente la crisi.
È in gioco la responsabilità degli amministratori. Ma è in gioco anche l’incapacità dell’impresa a dotarsi di quegli assetti in grado di anticipare difficoltà e crisi, managerializzando le nostre imprese, anche di piccola dimensione.
È in questo contesto che i professionisti possono supportare le imprese di piccola dimensione nel processo di ottimizzazione delle strutture aziendali, favorendo un approccio basato su formalismo e procedure. Con ciò attribuendo ai professionisti quelle funzioni di ascolto e suggerimento tipiche dei consiglieri indipendenti nelle aziende di maggiori dimensioni.
Una logica di progressivo miglioramento della struttura per le piccole imprese
L’Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi) ha anche di recente dimostrato come nelle imprese di ridotta dimensione prevalga il “Modello Au” nella governance (presenza di Amministratore Unico anziché di un Consiglio di Amministrazione).
Questa scelta di non dotarsi di un Organo Amministrativo collegiale, in cui vi può essere un confronto fra amministratori, è un ulteriore segnale di debolezza delle imprese di ridotte dimensioni. Debolezza che infatti è ulteriormente aggravata dall’incapacità di delegare, dalla presenza di Key-men che creano “colli di bottiglia”, dalla presenza di logiche familiari nella gestione aziendale, dall’assenza di procedure e di strumenti tipici della programmazione.
Tuttavia non possiamo pensare di ricreare le strutture tipiche di una grande impresa in contesti di Pmi. Sarebbe eccessivamente costoso e – anche – inutile.
La soluzione potrebbe quindi nascere dal buonsenso e dall’attuazione di un percorso fatto di piccoli passi, partendo dalle procedure e dagli strumenti già esistenti e dai consigli di un consulente esterno, dotato di una cultura aziendalistica e di una visione “esterna” rispetto all’imprenditore.
L’implementazione di adeguati assetti e la valorizzazione del responsabile amministrativo
Nel corso della carriera professionale mi è capitato più di una volta sentire gli imprenditori minimizzare il valore della funzione amministrativo/contabile, rea di non produrre fatturato.
Niente di più sbagliato, lo sanno bene quegli imprenditori che hanno pagato personalmente la disorganizzazione derivante dalla perdita di figure amministrative fidelizzate.
Ecco perché è importante vedere l’adempimento con un approccio diverso: può essere infatti l’occasione di dotare l’azienda di un assetto che allontani definitivamente dal pericoloso approccio day by day: appena inizia l’imbrunire, un’automobile non può andare veloce con i soli fari di posizione. Serve più luce.
Per fare un esempio preso a prestito dal mondo letterario, per accrescere la nostra cultura non possiamo pensare di leggere esclusivamente autori contemporanei. Servono le letture dei classici, in grado di darci quella sostanza e quella “marcia in più” per proiettarci nel futuro.
Tornando al mondo aziendale, occorre partire dall’organigramma per poi arrivare a definire Kpi aziendali in grado di orientare e supportare le scelte dell’imprenditore.
Occorre per questo un coinvolgimento del responsabile amministrativo nell’individuazione del percorso più opportuno per calare i concetti teorici nel contesto di una piccola realtà aziendale, con un approccio incentrato su criteri di proporzionalità.
Al riguardo le linee guida e la check-list emanate a luglio 2023 dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili possono aiutare e supportare. Ma da sole non bastano.
Alle imprese di ridotte dimensione serve creare un vestito su misura. Ma non un abito sartoriale di alta moda. Sarà sufficiente un capo più casual.
Il monitoraggio continuo dell’adeguatezza degli assetti
La normativa impone alle imprese una continua verifica dell’adeguatezza degli assetti. Ma cosa significa “adeguatezza”?
Per comprendere al meglio la portata del termine è sufficiente verificare le pronunce giurisprudenziali che si sono susseguite dal 2019 al 2023, evidenziate dai Documenti del CNDCEC: incentrare gli assetti sull’analisi della liquidità nei prossimi 12 mesi, come pure monitorare costantemente la situazione di crediti e debiti sono accorgimenti di buona amministrazione che è opportuno implementare e controllare in modo continuativo.
Ancora, perché non richiedere periodicamente la propria Centrale dei Rischi per monitorare i rapporti bancari? Si potrebbero scoprire delle mancanze che magari sono causa di condizioni bancarie non proprio ottimali.
Perché poi non introdurre Kpi non monetari, che possono essere molto significativi nell’ottica di prevedere future difficoltà aziendali? E perché non monitorare anche le tappe di avvicinamento delle imprese ai fattori Esg?
“Palla” ora agli imprenditori e ai responsabili amministrativi, serve un patto per mettere in sicurezza azienda e amministratori.
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Odcec di Vicenza, Consigliere in Confprofessioni Veneto