L’egemonia mondiale passa dal controllo delle IA. Usa e Cina si fronteggiano, l’Europa sta a guardare

Nell’era dell’Intelligenza Artificiale, la battaglia verso l’ultima frontiera e quella che oggi chiamiamo Intelligenza Artificiale Generale o Super Intelligence Artificiale non si combatte più nei consigli di amministrazione delle grandi corporazioni: è una lotta geopolitica tra Stati Uniti e Cina.

In questi giorni si intrecciano tra loro due narrazioni parallele ma convergenti. Con l’insediamento di Trump è stato lanciato lo Stargate Project, mentre dalla Cina arriva il rilascio open-source senza precedenti di un nuovo modello chiamato DeepSeek.

Il Progetto Stargate

Lo Stargate Project, guidato da OpenAI in collaborazione con SoftBank, Oracle, NVIDIA e Microsoft, è un’iniziativa ambiziosa dalla cifra fantasmagorica di 500 miliardi di dollari. Per capirci: l’intero bilancio europeo ammonta a 203 miliardi di euro; la legge di bilancio 2025 è pari a 30 miliardi di euro e gli investimenti previsti in Unione Europea per l’intelligenza artificiale sono di circa 8 miliardi di euro.

Gli Stati Uniti vogliono indubbiamente consolidare il loro dominio nell’IA. Il progetto è una pietra angolare non solo per l’innovazione nell’IA, ma anche per la reindustrializzazione degli Stati Uniti. Nonostante le paure che circondano l’IA in merito alla perdita di lavoro, la promessa americana è quella di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro e di rivitalizzare l’infrastruttura industriale proprio grazie all’IA, allineandosi anche agli obiettivi di sicurezza nazionale.

Attraverso la costruzione di una vasta infrastruttura computazionale e l’adozione di tecnologie all’avanguardia, Stargate mira a creare un ecosistema in grado di addestrare e distribuire la prossima generazione di modelli AGI, che a giudicare dalle recenti comunicazioni da parte delle maggiori corporazioni, come OpenAI e Anthropic, non sembra essere così lontana.

La collaborazione tra OpenAI, NVIDIA e Oracle sottolinea un allineamento strategico tra interessi aziendali e nazionali che fa il paio con l’allineamento parallelo da parte della Big Tech della comunicazione. Trump sembra aver messo davvero d’accordo tutti.

DeepSeek e l’open-source come arma geopolitica

Dall’altra parte del globo, DeepSeek, una spin-off del travagliato fondo quantistico High-Flyer, ha sconvolto in questi giorni il panorama dell’IA con il rilascio di un modello open-source che eguaglia le capacità dell’o1 di OpenAI a una frazione del costo.

Il rilascio del modello di DeepSeek con licenza MIT, insieme a tecniche rivoluzionarie nel reinforcement learning e nella distillazione, rappresenta al tempo stesso un miracolo tecnico e una dichiarazione politica da parte della Cina.

Rendendo accessibili queste capacità avanzate di ragionamento a chiunque disponga di una potenza computazionale sufficiente (alcuni sono riusciti anche a farlo girare in locale!), DeepSeek ha forzato la mano e accelerato la corsa globale agli armamenti dell’IA.

DeepSeek rappresenta apparentemente un trionfo per la comunità open-source, sfidando il dominio degli ecosistemi chiusi come quello di OpenAI. Tuttavia, il tempismo e la sua natura open-source sembrano suggerire motivazioni più strategiche.

Rilasciando un modello che rivaleggia con i migliori modelli closed-source americani, la Cina conferma a livello globale la sua capacità tecnologica e dipinge al tempo stesso le aziende americane di IA come opache e non inclusive. Questo forse costringerà le aziende statunitensi ad accelerare l’innovazione e aumentare la trasparenza. La maggiore trasparenza dei modelli americani potrebbe indubbiamente favorire anche la corsa verso l’AGI della Cina, che non si fa certo scrupoli a usare segreti aziendali altrui.

Iniziative open-source come il modello di DeepSeek fungono sia da dichiarazione di trasparenza che da strumento di leva geopolitica. Come ha affermato un consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, “L’IA è vista come il Manhattan Project 2.0,” e ogni nuovo rilascio, sia esso open o closed è una mossa calcolata con chiari risvolti geopolitici.

L’unione Europea resta tagliata fuori dal duopolio dell’AI

Gli ultimi eventi riflettono la dualità del panorama attuale dell’IA.

Da un lato, gli Stati Uniti puntano sul loro modello guidato dalle imprese, con una collaborazione tra governo e settore privato volta a scalare il dominio industriale e tecnologico. Dall’altro, la Cina abbraccia una strategia di trasparenza per sfidare apertamente la narrativa del primato occidentale nell’IA e mostrare a tutti che non servono 500 miliardi di dollari per essere i primi della classe.

Nel frattempo non è chiaro quale sia la strategia dell’Unione Europea. L’Artificial Intelligence Act è legge, ma di startup competitive nel panorama dell’intelligenza artificiale per ora non se ne vedono. Gli incentivi economici, rispetto a quelli di Stati Uniti e Cina, sembrano briciole; una sorta di dichiarazione d’intenti a cui però non segue alcuna azione concreta.

E non dimentichiamo poi che la questione energetica è fondamentale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il potere computazionale richiesto sarà sempre maggiore, e in questo momento il vecchio continente è stretto in una morsa energetica che non gli permette alcun azzardo. Insomma, tra energia, burocrazia e mancanza d’investimenti seri è anche difficile immaginare una partecipazione a questo nuovo gioco globale.

Foto: Designed by Freepik

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