9 milioni di Italiani preoccupati di dover dar fondo a risparmi per affrontare le difficoltà economiche dei prossimi mesi
Si avvicina l’inizio della fase 2 per la gestione dell’emergenza Coronavirus che ha modificato nel profondo le abitudini e gli stili di vita degli italiani. Le misure di distanziamento sociale saranno una costante anche per i prossimi mesi e influenzeranno le scelte di molte famiglie anche sul fronte degli acquisti. L’osservatorio “LOCKDOWN. Come e perché sta cambiano le nostre vite” realizzato da Nomisma in collaborazione con CRIF su un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni) analizza l’impatto del lockdown sulle vite dei cittadini: dallo stato d’animo, ai consumi, alle modalità di acquisto, alle caratteristiche della quarantena fino ai desideri, individuali e collettivi, degli italiani per il post-COVID.
Il lockdown inizia a pesare…
Se qualche settimana fa lo stare a casa rappresentava per gli italiani una sfida a riscoprire se stessi e a dedicarsi a passioni accantonate da tempo, ora qualcosa è cambiato. Consapevoli dell’importanza del #iorestoacasa per la tutela della collettività, gli italiani cercano di resistere alla quarantena seppure con umore altalenante. Peggiorano forma fisica (lo dichiara il 52% degli italiani) e benessere mentale (58%, solo due settimane fa era il 48% ad aver registrato un peggioramento in tal senso). Tra le cose che pesano di più alle famiglie italiane vi sono: non vedere amici e parenti (32%), l’impossibilità di muoversi liberamente (25%), avere relazioni sociali solo a distanza (20%).
Nelle ultime due settimane cresce la preoccupazione degli italiani per una condizione economica che via via diventa più fragile. La situazione economica della famiglia è peggiorata per un nucleo su due (46%).
Sono addirittura 9 milioni gli italiani preoccupati di dover dar fondo ai propri risparmi per fronteggiare il contraccolpo del lockdown e della prolungata chiusura forzata delle attività. Il 13% è in pensiero per la possibile perdita del posto di lavoro e il 12% teme addirittura la chiusura della propria attività lavorativa.
Timori, questi, che si riflettono anche nei mesi futuri. Il 32% degli italiani teme che nei prossimi 6 mesi non riuscirà a far fronte alle spese legate alle utenze, il 31% a quelle destinate ai servizi come assicurazioni e spese mediche e il 29% alle spese alimentari. 1 italiano su 4 teme, inoltre, che nei prossimi mesi avrà difficoltà a pagare l’affitto o le rate del mutuo.
A vedere nero per la gestione finanziaria familiare dei prossimi 6 mesi sono 12,7 milioni di italiani, preoccupati di non riuscire ad affrontare almeno 3 voci di spesa tra utenze, acquisti alimentari, per la casa o per l’auto, visite mediche o per servizi assicurativi, …
Il giudizio degli italiani sulle modalità di gestione dell’emergenza
Considerando le diverse modalità con cui i governi mondiali stanno gestendo l’emergenza, dalle azioni e misure sanitarie a quelle economiche, per gli italiani è la Cina il Paese che ha saputo affrontare meglio la situazione (raccogliendo il 65% delle indicazioni degli italiani), seguito da Germania (41%), Italia (32%) e Corea del Sud (12%). Al contrario Regno Unito e USA sono quelli che hanno gestito peggio la crisi (36% e 24% rispettivamente).
Digitalizzazione: aumenta l’intensità con cui gli italiani ricorrono non solo a e-commerce ma anche a sistemi di pagamento digitali
L’emergenza ha cambiato le nostre abitudini di consumo e i comportamenti d’acquisto. Dall’inizio della quarantena gli italiani hanno aumentato l’intensità con cui acquistano prodotti destinati alla pulizia della casa: il 34% ha incrementato i prodotti cura casa acquistati in ipermercati e supermercati, il 31% nei piccoli negozi di quartiere e il 21% online.
Le preoccupazioni per il budget familiare unite alla chiusura dei negozi fisici ha messo in moto un sistema di rinunce o di rinvio di alcuni capitoli di spesa, che si riverberano anche sul canale on-line. A soffrire di più sono abbigliamento e calzature penalizzati – oltre che dalle motivazioni economiche – dal “disincentivo” collegato alla prevalente vita casalinga: gli acquisti on line di abbigliamento e calzature durante il lockdown riguardano il 15% degli italiani nella fascia di età 18-65 anni.
A crescere timidamente è stato l’acquisto dei libri: il saldo tra chi afferma di averne acquistati più di prima e di chi – durante il lockdown – ne ha invece ridimensionato l’acquisto è positivo e pari al 4% degli italiani.
Oltre al carrello della spesa la quarantena ha modificato anche le abitudini di pagamento delle famiglie italiane. Durante il lockdown -complice la spinta degli acquisti on line – si assiste ad un utilizzo meno intenso dell’uso dei contanti, a favore di metodi di pagamento alternativi –carte di credito o di debito e pagamenti digitali. Pur rimanendo pressoché stabile la quota di user dei diversi strumenti di pagamento, a variare è l’intensità con cui se ne fa ricorso.
Se, infatti, si registra un utilizzo più blando dei contanti per gli acquisti (è il 40% degli user ad averne ridotto l’utilizzo rispetto ad un mese fa), divengono più frequenti i pagamenti con carta (carte prepagate e carte di credito e di debito sono utilizzate “più di prima” rispettivamente dal 32%, 26% e 24% degli user) e i new digital payments (utilizzati con maggior frequenza dal 28% degli user).